Mafie, “l’abbraccio che ripara”

Lucia Di Mauro, che perse il marito ucciso nel 2009 dalla camorra, racconta la sua storia legata a un percorso di giustizia riparativa, dando il via alla Settimana diocesana per la pastorale dei detenuti

Lucia Di Mauro rimane vedova nel 2009. Suo marito Gaetano Montanino, guardia giurata, viene ucciso a Napoli dalla camorra. Tra i suoi assassini c’è Antonio, all’epoca diciassettenne. La sua riabilitazione passa soprattutto attraverso di lei, Lucia, assistente sociale abituata a occuparsi di ragazzi in contesti difficili. Insieme iniziano un percorso di giustizia riparativa, grazie anche a Libera di don Luigi Ciotti. Antonio oggi lavora ed è sposato, mentre Lucia racconta la sua storia – sulla quale sono stati realizzati, tra l’altro, anche un libro e un podcast – in incontri in giro per l’Italia. Questo pomeriggio, 10 marzo, alle 18 è al Pontificio Seminario Maggiore, protagonista de “L’abbraccio che ripara. Perdonare un delitto”, promosso dal Servizio diocesano per la pastorale carceraria. Si darà il via così alla Settimana di animazione per la pastorale delle persone detenute, organizzata per la prima volta nella diocesi di Roma.

«Lucia Di Mauro racconterà la sua esperienza nella quale il male non ha prevalso, è anzi stato occasione per creare del bene», riflette il vescovo Benoni Ambarus, responsabile diocesano dell’Ambito della diaconia della carità. «Negli ultimi anni sta aumentando la sensibilità verso i carcerati – prosegue – e il magistero di Papa Francesco è stato di ulteriore stimolo. In Cei è maturata l’idea di lasciare alle diocesi la libertà di scegliere quale giornata dedicata alla sensibilizzazione su questo tema, ma noi abbiamo scelto di fare un’intera settimana».

La Quaresima è il momento migliore, «perché si parla di perdono, riconciliazione, misericordia». Dal 10 al 16 marzo, dunque, tutte le parrocchie romane potranno organizzare una Via Crucis o una veglia o un ritiro durante il quale pregare in modo particolare per chi si trova in carcere, seguendo gli schemi messi a punto dal Servizio diocesano. Mentre domenica prossima, 16 marzo, Giornata diocesana per le persone detenute, speciali intenzioni di preghiera verranno lette durante le celebrazioni. Tutti sono invitati anche a compiere un segno concreto di carità verso i reclusi, tramite la donazione di colombe pasquali (entro il 10 aprile) o di offerte per spese mirate (per informazioni pastoralecarceraria@diocesidiroma.it).

«La cosa importante è che ci sia almeno un momento durante il quale le comunità parrocchiali mettano al centro questi nostri fratelli e sorelle», è l’esortazione del vescovo Ambarus. Di carcere, infatti, si parla sempre troppo poco. «La popolazione detenuta continua a crescere – si legge nel Rapporto Antigone 2024 -. Al 16 dicembre 2024, in Italia erano 62.153 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.320 posti. Di questi posti, però, 4.462 in effetti non erano disponibili, per inagibilità o manutenzioni, e dunque la capienza effettiva scende a circa 47.000 posti, ed il tasso di affollamento effettivo arriva al 132,6%».

Le carceri sono sempre più fatiscenti e cresce il numero dei suicidi: secondo Ristretti Orizzonti, nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute. «Nel frattempo nel corso del 2024, negli istituti visitati da Antigone – informa ancora il Rapporto Antigone -, si sono registrati in media ogni 100 detenuti 20,3 atti di autolesionismo (erano 16,3 nel 2023), 2,5 tentati suicidi (2,3 nel 2023), 2,6 aggressioni ai danni del personale (erano 2,3) e 7,7 aggressioni ai danni di altre persone detenute (erano 4,6)». Dati che conosce bene il vescovo Ambarus: «Sulla situazione dei detenuti pesano molti pregiudizi, ma in realtà si sa poco o niente del carcere. La media di spazio di ogni detenuto sono 3 metri quadri, pochissimo. Ce ne sono alcuni molto anziani e di fatto nelle infermerie ci sono molti malati psichiatrici. Anche le condizioni di lavoro degli agenti sono difficili, spesso costretti a fare turni massacranti. Il carcere non è un mondo facile ma noi cerchiamo di esserci».

10 marzo 2025