Mafia Capitale, Roma «parte offesa»

Il sindaco Ignazio Marino ha firmato l’atto con il quale si formalizza la costituzione dell’amministrazione capitolina come parte offesa nell’inchiesta del procuratore Pignatone

Il sindaco Ignazio Marino ha firmato, in qualità di legale pro termine di Roma Capitale, l’atto attraverso il quale si formalizza alla Procura della Repubblica di Roma la «costituzione dell’amministrazione quale parte offesa, nel procedimento che verrà instaurato a carico di Massimo Carminati e altri». Lo rende noto il Campidoglio. L’atto precisa che la posizione di Roma Capitale è operata anche «in vista della futura costituzione di parte civile dell’amministrazione nel processo penale», per ottenere il risarcimento dei «danni morali e materiali conseguenti ai reati per cui si procede, che vedono il Comune quale parte offesa e danneggiata».

Nelle sei pagine firmate dal sindaco, vengono elencate le motivazioni di una simile scelta, a cominciare dal reato contestato, il 416 bis del Codice penale, che non soltanto reca una offesa all’ordine pubblico, ma impedisce al Comune «di esprimere la sua forza culturale, di coesione, di legalità, in sintesi la sua funzione». Un danno perché si può parlare di «incompatibilità ontologica nella coesistenza tra Comune e associazione mafiosa, per come descritta nella norma del Codice penale e per come sta emergendo dal processo che ci occupa».

 

12 dicembre 2014