Mafia Capitale, il cardinale Bagnasco: Preoccupato per la sfiducia dell’Italia

Il presidente della Cei è intervenuto a proposito dell’inchiesta in corso a Roma: «Se un popolo si arrende non c’è futuro. Il tessuto sociale nel suo insieme recuperi e si faccia maestro di vita morale»

«O tutti ci convertiamo a una vita morale vissuta e proposta o altrimenti è molto difficile». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, commenta così le vicende legate all’inchiesta su corruzione e criminalità che sta mettendo a soqquadro la Capitale. «Sono molto preoccupato – ha detto a margine del convegno sulla pastorale giovanile europea in corso a Roma – della sfiducia che il popolo italiano può provare di fronte a questi esempi di malaffare, veri e presunti che siano, e da verificare. È il popolo a essere vittima di questa depressione morale. Ma questa preoccupazione deve prendere tutti perché se un popolo si deprime, si sfiducia e si arrende, non c’è futuro».

Il presidente della Cei è intervenuto anche a proposito del monito lanciato ieri, mercoledì 10 dicembre, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che metteva in guardia dall’antipolitica come patologia eversiva. «Non esiste né politica né altra attività umana che non sia etica – ha sottolineato -. Perché tutto ciò che l’uomo compie, lo deve compiere in modo responsabile, e quindi in base ai valori di onestà, di giustizia, di correttezza verso il bene comune. Non c’è vita sociale senza una vita morale, personale e collettiva. Perché questo accada, occorre che il tessuto sociale nel suo insieme e in tutte le sue componenti, recuperi e si faccia maestro di vita morale. Non può essere soltanto un soggetto nella società a portare avanti un discorso di questo tipo ma deve esserci una concertazione e una alleanza a livello sociale, quindi tra le varie componenti della società».

11 dicembre 2014