“Mafia Capitale” e la coscienza pubblica di Roma

Il filosofo Vittorio Alberti commenta la sentenza di appello per i fatti relativi all’inchiesta sul “Mondo di mezzo”. «Non è solo un fatto giudiziario: è un fatto storico. Il reato di associazione mafiosa riguarda la libertà di ciascuno di noi»

«La sentenza di appello su Mafia Capitale non è solamente un fatto giudiziario, ma è un fatto storico. Il riconoscimento dell’attribuzione del reato di associazione mafiosa non è scontato. Interpella la coscienza pubblica di questa città che, da diversi anni, soffre». Il filosofo Vittorio Alberti commentando la sentenza di appello per i fatti relativi all’inchiesta su Mafia Capitale. «Questo reato non riguarda solo un circuito chiuso di politici e imprenditori ma – aggiunge – la coscienza e la vita civile, la libertà e la giustizia di ciascuno di noi». Ancora, riconoscendo il «lavoro magistrale» della procura della Repubblica, Alberti reputa «fondamentale» aprire «un dibattito alto», superando la «polemica sui partiti politici nella contingenza storica». Per Alberti, «prendere atto che esistano gruppi criminali di questo genere, che spesso si muovono anche nella legalità, significa realizzare che negare il futuro di un ragazzo che cerca lavoro ma non riceve risposta è anche corruzione. Nega il futuro e corrompe interiormente questo ragazzo e la società». L’alternativa: «Definire un orizzonte pratico» per «credere in un cambiamento».

13 settembre 2018