Lutto in diocesi: scomparsi padre Scarsella e don Deb

Hanno svolto per anni il loro ministero sacerdotale a Roma. Il primo è morto il 20 novembre a Napoli, il secondo il 21 novembre nella Capitale

Padre Franco Scarsella, dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole pie (Scolopi), e don Dario Deb, due sacerdoti che per anni hanno svolto il loro ministero sacerdotale a Roma, sono morti nello scorso fine settimana. Missionario l’uno e attentissimo alla pastorale giovanile l’altro. Padre Franco è morto sabato 20 novembre a Napoli, assistito dalla Comunità San Carlo all’Arena dove era ricoverato da tempo per una grave malattia. Aveva 83 anni. I funerali sono stati celebrati a Napoli il 21 novembre nella chiesa di San Carlo all’Arena. Nato a Tecchiena, frazione del comune di Alatri (Frosinone), il 27 settembre 1938, nel 1955 iniziò il noviziato nel seminario dei padri Scolopi e fu ordinato il 30 maggio 1964 a Roma. Nella Capitale ha svolto il suo ministero sacerdotale come vicario parrocchiale nella parrocchia di San Francesco d’Assisi a Monte Mario dal 1992 al 1995 e dal 2003 al 2004. «Ha svolto numerose attività, è stato insegnante al Collegio Nazareno gestito dagli Scolopi, è stato alcuni anni a Rieti, ha insegnato in Sardegna, ma soprattutto era un missionario», ricorda padre Gino, vicario parrocchiale a San Francesco d’Assisi, che lo conosceva bene.

Padre Franco era «particolarmente sensibile verso i poveri». Per questo ha svolto tre lunghe missioni in Africa, due in Senegal e una in Costa d’Avorio. «Con la sua estrema semplicità ha incarnato lo stile francescano – prosegue padre Gino -. La sua camera era pressoché spoglia, aveva pochissime cose e nei suoi viaggi non portava molti bagagli. La cosa essenziale era il Vangelo». Era molto attento anche al dialogo ecumenico e «in modo particolare era aperto con i musulmani. Per questo quando svolse la sua seconda missione in Senegal scelse di stabilirsi a Podor, nella parte settentrionale, al confine con la Mauritania dove i cristiani sono in netta minoranza». Nei tanti anni di comunità condivisi con padre Scarsella, padre Gino ha sempre apprezzato «la sua estrema sincerità. Era Franco di nome e di fatto. Affabile con tutti, non amava i contrasti e se sorgeva qualche piccola incomprensione tra confratelli lui faceva da paciere».

Don Romano Deb è invece morto domenica 21 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Aveva 75 anni. I funerali si sono svolti questa mattina, 23 novembre, nella parrocchia di Sant’Ambrogio, dove era stato vicario parrocchiale dal 1981 al 1991. Poi trascorse un anno a Santa Barbara prima di diventare parroco della parrocchia San Massimo che ha guidato dal 1992 al 2007. Nato a Calcutta il 28 luglio 1946, conobbe santa Teresa e «da ragazzo frequentò gli studi insieme a quello che sarebbe poi divenuto il Dalai Lama», ha detto durante le esequie don Marco Vianello. Appena 15enne si trasferì in Italia. «Fu arruolato nella scuola di guerra a Civitavecchia e fece il vigile urbano a Rimini», ha ricordato il sacerdote, che ha celebrato il funerale. Maturata la vocazione decise poi di entrare nel Pontificio Istituto missioni estere (Pime), e fu ordinato sacerdote nel 1978, per essere poi inviato missionario in Thailandia. Don Marco ha ricordato un aneddoto risalente al 1990, quando san Giovanni Paolo II visitò la comunità di Sant’Ambrogio. Incontrando i giovani Wojtyła definì don Romano «una figura interessante perché sa dire di ciascuno l’età, se è fidanzato o no, poi soprattutto sa dire se frequenta la catechesi, specialmente quella per la cresima e dopo cresima. Sa tutto e tutto mi ha spiegato. Avete per viceparroco un sacerdote interessante – proseguì il Papa -, forse un poco pericoloso perché sa tutto. Io direi però che non è pericoloso perché non solamente sa le cose ma le dice subito e allora è una persona aperta e con lui si può entrare facilmente in dialogo».

Nonostante siano trascorsi 30 anni dal suo servizio pastorale a Sant’Ambrogio, don Romano «ricordava ancora tutti i nomi dei suoi ex giovani – ha detto don Marco, che spesso lo sentiva telefonicamente -. Chiedeva sempre informazioni su ognuno. Era appassionato della vita e del suo ministero sacerdotale». Don Paolo Corsi, direttore della Casa diocesana del clero delle Povere Figlie di San Gaetano, dove don Romano viveva da 10 anni e dove è morto, lo ricorda come un uomo «socievole che amava la vita e aveva una visione del mondo molto aperta e moderna». Non vedente da molti anni, «aveva superato questa sua condizione – conclude don Paolo, concelebrante del rito funebre -. Mi ha insegnato l’accettazione dei limiti imposti dalla malattia».

23 novembre 2021