L’università Roma Tre accanto ai detenuti

Attivata una disciplina sull’esperienza di uno sportello legale istituito a Regina Coeli. Anche un master con nomi importanti e una polisportiva

Attivata una disciplina sull’esperienza di uno sportello legale istituito a Regina Coeli. Anche un master con nomi importanti e una polisportiva

«Offrire una lettura del diritto penitenziario alla luce della Costituzione, con un approccio teorico-pratico attento alla prassi e alla giurisprudenza, non solo nazionale». È l’obiettivo proposto dal singolare insegnamento denominato “Diritti dei detenuti e Costituzione – Sportello legale nelle carceri”, attivo da quest’anno al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre grazie a una convenzione stipulata con il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria del Lazio e con il Garante regionale dei diritti dei detenuti.

La materia è la sintesi di due esperienze precedenti: l’insegnamento “Diritti dei detenuti e Costituzione”, nato nel 2012, e lo sportello legale. Istituito, quest’ultimo, nel carcere di Regina Coeli grazie all’associazione Antigone, il servizio si ispira alla metodologia delle “legal clinic” anglosassoni, metodo di apprendimento che coinvolge lo studente nella gestione di pratiche legali reali.

A raccontare il meccanismo dello sportello, attivo dal febbraio 2015, è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: «Come primo passo, si raccolgono le richieste dei detenuti. Dopodiché – spiega – all’università opera una sorta di “back office” e il caso viene discusso da esperti insieme agli studenti per cercare una possibile soluzione». In un anno di vita, sono state già vagliate 350 richieste. Le tematiche più discusse riguardano la salute e, per i migranti, i problemi tipici dello status di stranieri.

«Un caso emblematico è quello di un detenuto italiano, accusato di traffico di auto in Albania. Un reato per il quale la pena prevista in quel Paese è di 4 anni di carcere. Catturato in Italia, si è posta la questione dell’estradizione. L’uomo presenta severe condizioni di salute, legate soprattutto all’obesità. Senza contare che non abbiamo assicurazione che l’Albania garantirebbe all’uomo il trattamento sanitario più idoneo». Ad oggi il provvedimento non è stato eseguito «anche per via – riconosce Gonnella – dei riflettori accesi sul caso».

Quella della “legal clinic” – servizio offerto in modo gratuito – è però solo una delle iniziative del “Progetto diritti in carcere” promosso da Marco Ruotolo. Docente all’ateneo di Roma Tre e membro del Comitato di esperti degli “Stati generali sull’esecuzione penale”, Ruotolo racconta infatti anche del coinvolgimento dei senior, studenti del quarto e quinto anno di Giurisprudenza, che fanno da tutor ad altri studenti detenuti a Rebibbia Nuovo Complesso. Altro punto del progetto è il master in “Diritto penitenziario” che, tra i docenti, vanta nomi importanti, come Gustavo Zagrebelsky e Giovanni Maria Flick, solo per citarne alcuni.

«Un successo in termini di iscrizioni, 150 in 2 anni, e soprattutto un elevato interesse, in termini percentuali, della polizia penitenziaria: segnale di un rinnovamento del sistema nella sua complessità». Ultima iniziativa è la polisportiva Atletico Diritti, con una squadra di calcio composta da studenti universitari, immigrati e detenuti. «L’arricchimento è reciproco – conclude Ruotolo -: si riceve qualcosa che resta».

 

11 gennaio 2016