L’Università Europea di Roma, «al servizio della persona»

Inaugurato l’anno accademico dell’ateneo di via degli Aldobrandeschi, alla presenza del nuovo vescovo di Teramo – Atri Lorenzo Leuzzi. Il rettore padre Barrajón: «Umanizzare cultura, economia, politica e relazioni»

L’università «al servizio della persona». C’era questa idea di fondo al centro del discorso con cui il rettore padre Pedro Barrajón ha aperto ieri, 21 febbraio, la la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2017 – 2018 dell’Università Europea di Roma. «La persona come concetto antropologico fondamentale è alla base di ogni idea di università», ha spiegato. E l’università «deve essere al servizio della persona umana, del vero sviluppo sociale, culturale ed economico, della grande potenzialità che sono i giovani, vera speranza di una nazione».
Secondo padre Barrajón «è più che mai necessario, nel contesto di una società globalizzata, realizzare nella formazione universitaria quella combinazione non facile tra competenze professionali, necessarie e giustamente richieste dal mondo del lavoro, con una profonda visione etica che sia capace di umanizzare la cultura, l’economia, la politica, le relazioni interpersonali e internazionali».

Intervenuto alla cerimonia anche il nuovo vescovo di Teramo – Atri Lorenzo Leuzzi, per lunghi anni ausiliare nella diocesi di Roma, dove è stato direttore proprio dell’Ufficio per la pastorale universitaria, chiamato a parlare del ruolo dell’università in Europa. Di fronte alle attese dell’Unione europea, ha evidenziato, «l’università non può trasformarsi in un centro professionale, sia pure di alta specializzazione, ma deve preparare professionisti capaci di costruire una realtà storica che non c’è ma è da farsi. E nel suo farsi c’è l’uomo che rischia di essere annullato in essa. È pura illusione – ha continuato – pensare di salvare l’uomo estraniandolo dalla realtà del cambiamento d’epoca, proiettandolo in un indefinito mondo virtuale». All’«uomo europeo» dunque il compito di vivere nel «cambiamento d’epoca» da protagonista: «È il passaggio dal tutti-noi al “noi-tutti” indicato da Papa Francesco nel suo discorso al Parlamento Europeo del 25 novembre 2014».

Tra i relatori della giornata anche Emanuele Bilotti, ordinario di Diritto privato all’Università Europea di Roma, che è intervenuto sul contributo del diritto della famiglia alla costruzione dell’Europa. Secondo Bilotti il diritto deve «uscire dalla logica opprimente di un sapere puramente settoriale. Deve tornare a farsi cultura e a fare cultura, se vuole recuperare un ruolo nell’orientare la costruzione sociale per il bene della persona. Per far questo però – ha aggiunto – anche la metafisica, l’antropologia filosofica, l’etica sociale, la sociologia devono essere riconosciute come un complemento “essenziale” della formazione universitaria del giurista».

All’ateneo è arrivato anche il messaggio del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, letto da Marco Mancini, capo Dipartimento per la Formazione superiore e ricerca del Miur. «In società sempre più globalizzate e sempre meno intermediate – le parole di Fedeli – il sistema d’istruzione e formazione deve fornire alle giovani e ai giovani strumenti di comprensione, di conoscenza e consapevolezza, affinché non siano prede di manipolazione né passivi fruitori di un mondo che non capiscono né tantomeno si trovino spauriti e spaventati di fronte ai cambiamenti».

22 febbraio 2018