L’Unesco a sostegno dei giornalisti nelle zone di guerra

Dopo l’uccisione e il ferimento di diversi operatori dei media in Ucraina, misure di emergenza per proteggere quelli nel Paese, aiutare quelli sfollati e favorire il libero flusso di informazioni

Giubbotti antiproiettile e caschi ma anche formazione e sostegno psicologico. L’Unesco vara nuove misure di emergenza per tutelare i giornalisti nelle zone di guerra. Un’iniziativa che arriva dopo l’uccisione e il ferimento di diversi operatori dei media in Ucraina. L’idea di base è fornire dispositivi di protezione, formarli per lavorare in sicurezza e aiutare i sindacati dei giornalisti ucraini sfollati. Cronisti locali diventati all’improvviso corrispondenti di guerra, senza essere preparati ai rischi che ora corrono.

«Ogni giorno, giornalisti e operatori dei media stanno rischiando la vita in Ucraina per fornire informazioni salvavita alle popolazioni locali e informare il mondo della realtà di questa guerra. Siamo determinati a sostenerli e proteggerli in ogni modo possibile – afferma la direttrice generale Unesco Audrey Azoulay -. L’Unesco si è risolutamente impegnata in questo fin dall’inizio della crisi, in stretta collaborazione con i suoi partner internazionali e professionisti locali», aggiunge. Dal primo giorno di guerra infatti l’Unesco ha costantemente chiesto il rispetto del diritto internazionale per proteggere giornalisti, tecnici, montatori e altri professionisti dei media come civili in una zona di conflitto e di astenersi da qualsiasi attacco alle infrastrutture di comunicazione. Ha inoltre monitorato gli attacchi ai giornalisti e i danni alle infrastrutture della stampa, oltre a condannare sistematicamente l’uccisione di almeno quattro giornalisti e il ferimento di molti altri.

Le misure di emergenza aggiuntive – che saranno introdotte dalla prossima settimana – prevedono anzitutto la distribuzione di un lotto iniziale di 125 set di dispositivi di protezione individuale (Dpi), costituiti da giubbotti antiproiettile e caschi. «Come hanno già dimostrato gli attacchi ai giornalisti durante la guerra, disporre di dispositivi di protezione individuale di alta qualità può salvare vite umane», spiega ancora Azoulay, che nei giorni scorsi ha invitato gli Stati membri Unesco a sostenere questo sforzo. Giubotti e caschi saranno distribuiti ai giornalisti da Reporters sans frontières (Rsf), tramite il suo Centro per la libertà di stampa a L’viv, e dalla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj). In più, l’agenzia delle Nazioni Unite sta inoltre traducendo in ucraino e distribuendo in più lingue il suo manuale di formazione per giornalisti sugli ambienti ostili, sviluppato insieme a Rsf.

Sempre sul fronte della formazione, l’Unesco sta organizzando corsi online sull’ambiente ostile e sulla formazione al pronto soccorso (Hefat), sul trauma psicologico associato all’operare in una zona di conflitto, in collaborazione con Ifj e Rsf. Sosterrà anche gli sforzi per istituire una formazione di persona, in particolare presso il centro per la libertà di stampa a Leopoli. Ancora, sta fornendo finanziamenti in modo che professionisti qualificati possano essere disponibili h24 attraverso una hotline dedicata istituita dall’Unione nazionale giornalisti Ucraina, che i giornalisti possono chiamare se hanno bisogno di assistenza per l’evacuazione da una zona pericolosa.

Da ultimo, a tutela della stampa locale, l’agenzia Onu sta collaborando con la Federazione internazionale dei giornalisti per trasferire gli uffici dei due sindacati giornalistici ucraini in Polonia, vicino al confine con l’Ucraina. Questo trasferimento garantirà che l’Unione nazionale dei giornalisti ucraini (Nuju), con più di 4mila membri, e l’Indipendent Media Trade Union of Ukraine (Imutu), con circa 2mila, possano continuare a fornire supporto pratico a tutti i giornalisti in Ucraina e coloro che sono fuggiti nei Paesi vicini.

18 marzo 2022