Luci e preghiere contro la tratta

Ai Santi Apostoli la veglia organizzata in preparazione alla Giornata internazionale. Il vescovo Zuppi: «Il Signore ci liberi della globalizzazione dell’indifferenza»

Ai Santi Apostoli la veglia organizzata in preparazione alla Giornata internazionale. Il vescovo Zuppi: «Il Signore ci liberi della globalizzazione dell’indifferenza»

«Mi chiamo Daniel, sono del Ghana. A 10 anni ho raggiunto mio fratello che lavorava in Libia per aiutare la nostra famiglia. Lì degli uomini mi hanno messo in un cantiere: senza paga, facevo il cemento 15 ore al giorno». «Mi chiamo Giovanni, vengo da un paese del sud. A 17 anni ero finito nella raccolta di pomodori in Puglia. Nei campi dalle 5 del mattino, la sera i caporali ci portavano nei casolari per dormire e lì eravamo soli. Senza cibo, né luce né acqua». «Mi chiamo Gloria e sono nata in Nigeria 25 anni fa. Ho deciso di lasciare il mio Paese perché avevo bisogno di soldi per le mie sorelle e i miei fratelli più piccoli. Mi avevano promesso un lavoro, ma quando sono arrivata in Italia hanno abusato di me e mi hanno costretta a prostituirmi».

Le vittime della tratta di esseri umani hanno nomi comuni e storie terribili come quelle di Daniel, Giovanni e Gloria, tre giovani sfuggiti alla compravendita delle loro vite, che, venerdì 6 febbraio, hanno portato la propria testimonianza alla veglia di preghiera organizzata nella basilica dei Santi Apostoli, anteprima della “Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta” indetta per domenica 8 febbraio dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e i Pontifici Consigli Giustizia e pace e della pastorale per i Migranti e gli itineranti.

Prima di entrare in chiesa al seguito dell’icona di santa Giuseppina Bakhita – schiava sudanese liberata e divenuta religiosa canossiana nel secolo scorso, di cui l’8 febbraio si festeggiava appunto la memoria liturgica – i partecipanti hanno acceso ciascuno una candela, attingendo da un braciere benedetto dal celebrante, il vescovo Matteo Zuppi. «Il prologo del Vangelo di Giovanni – ha suggerito ai presenti madre Gabriella Bottani, coordinatrice di Talitha Kum, rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone – ci dice che “la Luce splende nelle tenebre”, ma non la luce forte dei riflettori, quella tenue delle candele, che non acceca e permette di vedere il volto di Dio in mezzo a noi: una luce da proteggere».

“Accendi una luce contro la tratta” – questo il titolo dell’iniziativa – ha visto la partecipazione dei cardinali Francesco Coccopalmerio e Peter Kodwo Turkson, di testimonial della società civile come Raffaele Bonanni e del procuratore della Repubblica Maria Monteleone, di rappresentanti di numerose associazioni che si battono contro la tratta come Giovanni Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, suor Eugenia Bonetti, dell’Ufficio nazionale Tratta dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia), e Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito, oltre che di centinaia di semplici cittadini, accorsi per dire no a una piaga che, secondo le stime dell’Organizzazione iternazionale del lavoro, nel 2014 ha coinvolto 21 milioni di esseri umani.

I canti dei seminaristi del Seminario internazionale della Consolata hanno accompagnato le risonanze della serata facendo da contrappunto alle rappresentazioni degli allievi del Centro Studio Danza Paganini, cornici dei momenti di riflessione proposti durante l’incontro. «La benedizione che domando al Signore per noi tutti – ha detto al termine della celebrazione monsignor Zuppi – è che con la sua grazia ci liberi dalla globalizzazione dell’indifferenza, dalla quale il Santo Padre ci mette in guardia, facendoci soffrire con i nostri fratelli che soffrono e mettendoci nel cuore il desiderio di lottare con coraggio per la loro salvezza».

9 febbraio 2015