Luca Valdiserri: «Se bevete non guidate»

Alla vigilia della Giornata mondiale per il ricordo delle vittime della strada, l’appello del papà di Francesco, 18 anni, ucciso mentre camminava sul marciapiede da un’auto guidata da una ragazza annebbiata da alcol e stupefacenti. «Il problema vero è l’alta velocità»

Miriam uccisa a Treviso da un coetaneo risultato positivo all’alcol e alla droga. Jessy e Wibe, due turiste belghe investite anche loro da un uomo alla guida sotto l’effetto di stupefacenti. Simone, travolto da un ex poliziotto che guidava ubriaco. La lista delle giovani vite stroncate sull’asfalto delle città italiane sembra infinita. Chi tornava a casa, chi prestava soccorso ad automobilisti coinvolti in un incidente, chi andava a lavorare. E chi semplicemente passeggiava in strada con il suo migliore amico, come Francesco Valdiserri, il 18enne romano figlio dei giornalisti del Corriere della Sera Luca Valdiserri e Paola Di Caro, investito e ucciso in via Cristoforo Colombo la notte tra il 19 e il 20 ottobre. Alla guida dell’auto una 23enne annebbiata da alcol e stupefacenti.

Francesco «era un ragazzo allegro – dice il padre, alla vigilia della Giornata mondiale per il ricordo delle vittime della strada, il 20 novembre -. Aveva tanti amici, grandi passioni, soprattutto la musica». Un amore per questa forma d’arte che lo aveva portato ad inserirsi nella band gli Origami smiles dove cantava, suonava la chitarra e scriveva i testi delle canzoni. Certo, come ogni giovane della sua età, ricorda ancora papà Luca, «aveva i suoi momenti di difficoltà e di introspezione, ma fondamentalmente viveva di grandi passioni».

All’indomani di ogni tragedia simile, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: cosa fare perché non accada più? Per Luca si possono percorrere «due strade che corrono parallele. Una è quella sulla quale noi possiamo tenere alta l’attenzione, ossia la sicurezza vera e propria sulle strade. Procedere quindi con interventi strutturali, con l’installazione di autovelox, progettare rotatorie, far sì che la segnaletica stradale sia sempre ben visibile. Ma questo non dipende solo da noi, molto devono fare anche le amministrazioni locali e so che a Roma ci si sta già muovendo in tal senso. Ci sono naturalmente costi e tempistiche di cui tener conto». Molte altre città e Paesi hanno adottato misure adeguate e il suggerimento è quello di «imitare» i buoni progetti.

Oltre a questo, c’è un compito che possono portare a termine solo gli adulti, i genitori in particolare, che è «a costo zero e si può mettere in pratica fin da subito», vale a dire il dialogo con i giovani. Bisogna ripetere loro che «se hanno bevuto troppo non devono mettersi alla guida», prosegue Luca, che con l’occasione lancia nuovamente un appello a tutti i ragazzi. «Possono prendere un taxi, farsi accompagnare a casa da un amico che non ha bevuto. Francesco era un ragazzo come tutti gli altri, non era un santo o un anacoreta, se usciva con gli amici anche lui beveva una birra ma con la mamma Paola gli abbiamo sempre detto che nel caso in cui non fosse stato in grado di guidare in sicurezza poteva telefonare a casa anche alle 4 del mattino e saremmo andati a prenderlo».

Luca ci tiene però a specificare che il dramma degli incidenti «non è legato solo all’uso di alcol e droga. Il problema fondamentale – prosegue – è l’alta velocità. Non corre solo chi ha bevuto, questi sono sicuramente più pericolosi degli altri, ma anche chi è completamente sobrio e percorre a 100 chilometri all’ora una strada dove il limite è di 50 può causare danni irreparabili». Sono tragedie che si ripercuotono anche su chi le ha materialmente causate. «Si pagano costi emotivi da entrambe le parti – sono ancora le parole di Luca Valdiserri -. Sono sicuro che chi provoca un incidente soffre perché non è umanamente possibile fregarsene». E si rivolge nuovamente ai giovani, ai quali chiede «non solo di proteggere la propria vita e quella degli altri ma di proteggersi anche dal rischio di essere causa di danni e dolore per altri. Se ci si mette al volante ubriachi o stanchi e si fa del male a qualcuno anche la propria esistenza è rovinata. Non rovinatevi la vita – ripete -, ci sono tutti i mezzi per tornare a casa tranquillamente».

Il 9 novembre il Consiglio del municipio Roma VIII ha approvato una proposta di mozione per intitolare a Francesco l’impianto sportivo di via Alessandro Severo. Anche i genitori stanno pensando ad alcune iniziative ma al momento, sottolinea Luca, «noi abbiamo un’altra figlia, Daria, alla quale non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo sottrarre tempo. Il ricordo di Francesco c’è in ogni cosa che facciamo, ma ora Daria ha bisogno di noi. Cercheremo di avviare progetti nel momento in cui questi non le portino via spazio e tempo». La famiglia oggi è stretta dall’abbraccio e dalla vicinanza degli amici di Francesco. «Stiamo ricevendo tanto perché Francesco aveva seminato tanto», dice Valdiserri, nelle cui parole non c’è mai rabbia. «È un altro regalo di mio figlio. Era sempre dalla parte di chi non aveva nulla, dei deboli e se io voglio continuare a vivere devo farlo con le sue leggi».

17 novembre 2022