Luca e Vittorio, «strappati da questo mondo da una violenza stupida e feroce»

A Santa Maria degli Angeli e dei Martiri i funerali di Stato dell'ambasciatore italiano e del carabiniere uccisi in Congo, insieme all'autista Mustapha Milamabo, presieduti dal cardinale De Donatis. «Tutto quello che hanno seminato è nella memoria di Dio»

Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo «sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce che non porterà nessun giovamento ma solo altro dolore. Dal male viene solo altro male». Le parole del cardinale vicario Angelo de Donatis sono risuonate forti questa mattina, 25 febbraio, nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza della Repubblica, dove si sono svolti i funerali di Stato dell’ambasciatore e del carabiniere scelto uccisi con il loro autista lunedì 22 febbraio nella Repubblica Democratica del Congo, in quello che sembra essere stato uno scontro a fuoco tra gli assalitori e i ranger congolesi, intervenuti in soccorso nel parco nazionale di Virunga. Avvolti nel Tricolore, i feretri del diplomatico e del militare, che «hanno dato la vita nel servizio del nostro Paese e nella costruzione della fraternità tra i popoli», sono stati portati in spalla dai carabinieri del 13° Reggimento “Friuli Venezia Giulia”. La cerimonia solenne, concelebrata dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia monsignor Santo Marcianò, ha reso omaggio a due uomini che «hanno deciso di compromettersi con l’esistenza degli altri anche a costo della propria vita», ha detto il cardinale vicario unendosi al pianto della moglie Zakia, delle tre figlie, dei genitori di Luca e dei familiari e della fidanzata di Vittorio, presenti in prima fila.

L’ambasciatore, 44 anni, e il militare, che avrebbe compiuto 31 anni il 6 marzo e il 10 sarebbe dovuto ritornare a Sonnino, in provincia di Latina, sono le ultime vittime di un mondo in cui «manca la pace tanto desiderata» e dove «le promesse di giustizia sono disattese», ha affermato il cardinale vicario, rimarcando che ci sono ancora «troppi cuori di uomini che, invaghiti dal denaro e dal potere, tramano la morte del fratello». La liturgia è stata quindi l’occasione per implorare dal Signore «il coraggio per dire che la violenza non è una fatalità» e la forza per affermare che è possibile «fare qualcosa di giusto» per sperare in un mondo migliore. «La violenza sta tornando di moda in ogni ambiente e in ogni latitudine – ha proseguito il porporato -. Spesso la violenza che si annida nel fondo dell’anima si camuffa da insensibilità. Occorre smascherare il germe dell’indifferenza violenta che è nei cuori».

Pregando per la pace in Congo e in tutti i luoghi lacerati dalla guerra e dalla violenza, il cardinale vicario ha auspicato che il giorno dell’ultimo saluto a Luca e Vittorio sia anche il giorno «in cui molti sentano la chiamata a essere costruttori di pace alzandosi in piedi, facendo in modo che si realizzi ovunque una fratellanza umana basata sulla giustizia e sull’amore». Tra questi oggi si può annoverare l’appuntato Salvatore Di Giorgio, che al termine della liturgia ha letto la Preghiera del carabiniere. Il militare, infatti, si è offerto volontario per andare a sostituire il collega Vittorio nell’ambasciata italiana in Congo.

Nel pieno rispetto delle norme anti Covid, hanno partecipato alla liturgia le più alte cariche dello Stato, tra le quali il presidente del Consiglio Mario Draghi, i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati. Presente anche il sindaco di Roma Virginia Raggi. Una giornata di lutto, quella di oggi, che unisce italiani e congolesi che in questi anni «hanno ricevuto l’aiuto di Luca e Vittorio» e in cui si percepisce «il pianto di chi si sente in pericolo, sente l’odio e la follia bussare alla porta della propria vita – ha proseguito De Donatis nell’omelia -. È il pianto di chi si sente smarrito, senza forze, il pianto del popolo del Congo,  devastato crudelmente dalla violenza e che vede tutti i giorni morire i suoi figli».

La pagina del Vangelo contenete la sintesi del discorso della montagna, letto durante la liturgia, «consegna un insegnamento che sottrae al ruolo di spettatori – ha aggiunto De Donatis -. Amare senza cercare monete di contraccambio, impegnarsi senza aspettarsi che gli altri si impegnino, attendere sapendo che il bene seminato nel pianto porta sempre un frutto di gioia. Amare vale sempre la pena e tutto quello che Luca e Vittorio hanno seminato è nella memoria eterna di Dio».

Un lungo applauso ha salutato i feretri di Luca e Vittorio «servitori della pace e del diritto» e «nobili figli della nazione italiana», come li ha definiti Papa Francesco nel telegramma inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quest’ultimo, a causa di una lieve indisposizione, non ha potuto partecipare alle esequie. Dopo il funerale di Stato a Roma, domattina, 26 febbraio, a Limbiate sarà allestita la camera ardente per l’ambasciatore e sabato nuove esequie alle 10 al Centro Sportivo celebrate dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini. La salma del carabiniere farà invece ritorno a Sonnino, dove domani si terranno i funerali nell’Abbazia di Fossanova.

25 febbraio 2021