De Donatis a Palmieri: «Il coraggio di dire dei no»
La celebrazione per l’ordinazione episcopale presieduta dal vicario in una gremita basilica di San Giovanni in Laterano. Conconsacranti Ladaria e Marciante. Il saluto del nuovo presule, che ha scelto il motto «Architrave della Chiesa è la misericordia»
Annunciare la grazia di Dio, insegnare ai fedeli a non «piangersi addosso», avere il coraggio di dire dei “no”. Questi i consigli del vicario Angelo De Donatis a don Gianpiero Palmieri, nominato da Papa Francesco vescovo ausiliare per il settore Est della diocesi di Roma e titolare della sede di Idassa (Algeria), e ordinato ieri sera, domenica 24 giugno, nella basilica di San Giovanni in Laterano. L’ordinazione episcopale del sacerdote, che dopo due anni lascia la guida della parrocchia di San Gregorio Magno alla Magliana, si è tenuta in una cattedrale gremita di fedeli molti dei quali venuti dalle parrocchie dove don Palmieri ha svolto il suo ministero sacerdotale.
Nato a Taranto 52 anni fa, è stato vicario parrocchiale prima ai Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, dal 1997 al 1999, e poi a San Frumenzio ai Prati Fiscali fino al 2004, anno in cui è stato nominato parroco della stessa comunità. Nel giorno in cui la Chiesa celebra la nascita di San Giovanni Battista il vicario, nella sua omelia, si è soffermato in modo particolare sulla figura di Elisabetta, donna anziana e sterile, nella quale il Signore ha manifestato la sua grande misericordia concedendole la grazia di un figlio. Al nuovo vescovo ha quindi consigliato di prendere lei come modello e a predicare sempre la grazia di Dio e aiutare le persone che gli saranno affidate, «compresi i preti e i consacrati, a ridiventare un popolo che si rallegra nello scoprire la grazia che c’è, un popolo che non si piange addosso come se il Signore lo avesse lasciato in balia della sterilità». Lo ha esortato ad educare i fedeli «alla gioia per la misericordia ricevuta ancor prima di programmare, di organizzare, di progettare di tutto e su tutto».
Commentando il coraggio dimostrato da Elisabetta la quale contro ogni consuetudine familiare e uso sociale dell’epoca riesce a spezzare la tradizione e ad imporre il nome «Giovanni» al bambino, De Donatis ha invitato don Gianpiero a «non accontentarsi del “già fatto”» ma ad avere sempre «il coraggio di dire dei “no”: al clericalismo soft del prete tuttofare, all’attivismo che dimentica il silenzio e lo stare in ginocchio, al bene fatto per inerzia e senza discernimento». Ha quindi incitato il nuovo vescovo «a dire cose nuove e secondo Dio, specialmente alle nostre parrocchie, spesso tentate di ripetere all’infinito il solito e stanco paradigma pastorale. Non ti limitare ad amministrare: cerca anche di farci “vedere” un orizzonte diverso».
Particolarmente intensa e partecipata la celebrazione alla quale erano presenti in qualità di conconsacranti l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e predecessore di don Palmieri come ausiliare per il settore Est. Presenti, oltre a tutti i vescovi ausiliari di Roma, il cardinale Marc Ouellet, prefetto per la Congregazione dei vescovi; gli arcivescovi Filippo Iannone, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; Claudio Maria Celli, presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano; Antonio Mennini, officiale della Segreteria di Stato; Francesco Giovanni Brugnaro (Camerino); i vescovi Enrico dal Covolo, rettore uscente della Lateranense; Antonio Napolioni (Cremona), Anton Leichtfried, ausiliare della diocesi di Sankt Pölten (Austria).
Il rito è iniziato con l’invocazione allo Spirito Santo, a cui è seguita la presentazione di don Gianpiero da parte di don Benoni Ambarus, vicedirettore della Caritas di Roma, e dell’amico don Eugenio Bruno. Particolarmente emozionanti i riti della consacrazione: gli impegni dell’eletto sul proposito di custodire la fede e di esercitare il proprio ministero; la prostrazione durante il canto delle litanie dei Santi; l’imposizione delle mani da parte del vescovo De Donatis e degli altri vescovi presenti; l’imposizione del libro dei Vangeli sulla testa dell’eletto durante la preghiera di ordinazione; l’unzione crismale; la consegna dei Vangeli, dell’anello episcopale, della mitra e del pastorale; l’insediamento di Palmieri al primo posto fra tutti i vescovi concelebranti.
Il momento dell’ordinazione è stato accompagnato da un caloroso applauso dei fedeli che si è ripetuto quando il nuovo vescovo ha attraversato la navata per benedire i presenti mentre il coro, diretto da monsignor Marco Frisina, intonava il Te Deum. Nel suo breve saluto don Gianpiero ha evidenziato che la Chiesa sta attraversando un momento importante, quello in cui «i grandi cambiamenti del mondo chiedono alla Chiesa conversioni più profonde e riconciliazioni più autentiche tra di noi. Un ritorno al Signore senza esitazioni, senza se e senza ma». Ha confessato di aver ricevuto tante raccomandazioni in questi giorni ricordando in primis quella della zia Zaira la quale lo invita a «rimanere un prete» anche da vescovo.
Don Palmieri, per il suo motto episcopale, ha scelto le parole tratte dal capoverso 10 della Misericordiae Vultus, la Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia promulgata da Papa Francesco l’11 aprile 2015: “Architrave della Chiesa è la misericordia”. Durante il suo intervento ha rimarcato di essere chiamato a testimoniare «la misericordia come Giovanni Battista, con quanto fiato ho in gola, fino all’ultimo respiro».
25 giugno 2018