L’oratorio, «frontiera» tra parrocchia e strada

Il convegno che ha aperto l’anno pastorale del Centro oratori romani, con il vescovo Palmieri. La proposta di un “ritorno” a un’esperienza capace di educare e accompagnare all’età adulta

Ritornare all’oratorio non è una operazione nostalgica ma di futuro. Questa la suggestione che ha guidato i lavori del seminario di pastorale oratoriana organizzato dal Cor (Centro oratori romani) sabato 22 settembre, aprendo il nuovo anno pastorale dell’associazione laicale che da oltre 70 anni promuove questo settore di evangelizzazione. Il convegno, aperto dal saluto del presidente del Cor David  Lo Bascio, ha visto partecipazione del vescovo Gianpiero Palmieri, insieme a Roberto Mauri  e Fabrizio Carletti formatori del neo costituito Centro studi “Missione Emmaus”.

Proprio il presidente Lo Bascio ha chiarito come obiettivo di questo nuovo anno pastorale sia quello di «recuperare all’oratorio la sua collocazione di frontiera tra la parrocchia e la strada, la sua ineguagliabile capacità di accoglienza, insieme a una progettazione pastorale che non è semplice azione formale ma sguardo d’amore sulla realtà dei nostri bambini e ragazzi». Per operare in questo senso, ha chiarito nel suo intervento il vescovo  Palmieri, «dobbiamo comprendere bene il senso della parola “ritorno” nella Scrittura che indica chiaramente un percorso di “conversione”, un ritorno a “casa” che non è nel passato, ma nel futuro, una casa che è la Terra promessa da Dio stesso. Questa Terra promessa – le parole del presule – è un già e un non ancora; c’è, esiste, camminiamo verso di lei, magari vi abitiamo, eppure non vi siamo mai arrivati totalmente. È la Terra dove scorre latte e miele, luogo dove l’amicizia tra Dio e l’uomo garantisce l’armonia del tutto. Si costruisce l’oratorio del futuro – ha concluso – se è parte di quella “casa” che il Signore vuole costruire con noi».

Per Roberto Mauri, psicologo e formatore, «questo futuro diventa così una profezia che siamo chiamati a raccontare», ha incalzato, proponendo una visione profetica del fare oratorio che spinge «ad alzare il livello, a comprometterci per superare i livelli organizzativo, educativo e pastorale, inglobandoli in una capacità di andare oltre, laddove c’è la profezia sull’oratorio che è davanti a noi». Ricordando la visione profetica dei Padri, san Filippo Neri e san Giovanni Bosco, Mauri ha spronato a scovare la profezia dell’oratorio dei nostri giorni. Dopo l’intuizione della “gioia” di san Filippo e della “dignità” di don Bosco, è stato proposto di prendere come spunto la “libertà”, rendendo l’oratorio una esperienza liberante, che toglie il superfluo, che esprime energia, che spinge verso l’età adulta e che apre al desiderio, imparando anche a modificare il linguaggio per essere compresi dalle nuove generazioni. Oratorio come esperienza di un liberare che educa e che accompagna, che rende sempre più necessaria una specifica formazione all’accompagnamento.

Ai numerosi animatori e sacerdoti presenti al convegno Cor sono stati infine proposti gruppi di lavoro, guidati da Fabrizio Carletti, indirizzati a mettersi alla prova con alcune tecniche di conversione e discernimento comunitario che possano condurre le varie comunità educanti a trovare il proprio cammino verso l’oratorio atteso e desiderato dai ragazzi e dalle comunità.

24 settembre 2018