L’oratorio, “frontiera” che accoglie le fragilità

Il Convegno Cor. Il vescovo Selvadagi: «Strumento originale ed efficace». Dall’assessore Visini la proposta di un Piano sociale regionale

Convegno del Cor sulla pastorale oratoriana. Il vescovo Selvadagi: «Strumento originale ed efficace». Dall’assessore Visini la proposta di un Piano sociale regionale

«La pastorale oratoriana di questi ultimi anni non rappresenta un tentativo di recupero di un reperto storico ma uno strumento originale ed efficace che prende spunto da un ricco passato e continua a camminare su questo solco». Questa la chiave di lettura che il vescovo Paolo Selvadagi ha voluto dare introducendo il Convegno di Pastorale oratoriana organizzato dal Centro oratori romani sabato 26 settembre. Il presidente Alessandro Ciafrei lo ha accolto insieme all’assessore regionale alle Politiche sociali e sport Rita Visini e a Ivo Lizzola, ordinario di Pedagogia sociale all’Università di Bergamo, nella sede dell’associazione laicale fondata dal Servo di Dio Arnaldo Canepa nel secondo dopoguerra e che raccoglie oltre una quarantina di oratori sparsi per la città.

Ai tanti animatori presenti all’incontro insieme al responsabile della Pastorale giovanile diocesana, don Antonio Magnotta, e a vari sacerdoti impegnati in questo servizio, il presule Selvadagi ha ricordato come «i nuovi oratori rappresentino chiari segnali di un cambiamento pastorale nelle parrocchie per una pastorale di evangelizzazione condotta secondo il Vangelo». Per realizzare questo progetto è necessario il coinvolgimento delle famiglie, «guardando con particolare attenzione alle condizioni di disagio». Portando i saluti del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, Visini ha definito l’oratorio come il luogo d’ incontro di storie di vita. «Apprezzo il vostro impegno delicato, complesso e quotidiano in una città così grande come Roma. Come istituzione che ha adottato da tempo la Legge regionale sugli oratori, riconosciamo il loro valore strategico all’interno delle politiche sociali anche quale contrasto a disagio e povertà».

L’assessore ha anche proposto al Cor di partecipare alle realizzazione di un Piano sociale regionale concentrato sulle politiche indirizzate alle persone più che ai problemi, insieme alle altre realtà che operano sul territorio. «L’oratorio rappresenta uno speciale laboratorio antropologico, una vera frontiera esposta per accogliere le fragilità – ha rimarcato Lizzola -. Questa pastorale ha però bisogno di tornare a nascere, un’altra volta, per intessere relazioni profonde, uscire dai propri cortili e ascoltare le necessità dei nostri quartieri. Tornare in oratorio sarà così il modo per analizzare quanto osservato, anche aiutati da esperti, per chiamare sempre più i nostri giovani alla responsabilità». Lizzola ha chiarito come l’oratorio sia «un luogo di lettura del territorio senza eguali, dove si rifugiano le fragilità e dove sono davvero possibili storie di inclusione attraverso forme sempre nuove». È sempre più necessario, ha concluso, che «l’oratorio si faccia promotore di tavoli di coordinamento con le altre agenzie educative per presentare il proprio progetto e orientare in qualche modo anche le politiche sociali delle istituzioni».

Il responsabile del Centro studi del Cor David Lo Bascio ha chiuso i lavori  presentando l’offerta formativa dell’associazione, nei 70 anni dalla fondazione.

28 settembre 2015