L’omicidio di Rossella Nappini e quella violenza che è «sorella della morte»

Il vescovo Baldo Reina dalla mamma dell’infermiera di 52 anni uccisa il 4 settembre nell’androne di un palazzo, a Monte Mario, con diverse coltellate, per portare la solidarietà della diocesi e per un momento di preghiera. «Abbiamo bisogno di gridare basta!»

È morta nell’androne di un palazzo, lunedì scorso, 4 settembre, con diverse coltellate in sequenza, in varie parti del corpo, Rosella Nappini, 52 anni, infermiera al San Filippo Neri. 2 figli. Per il suo omicidio è stato fermato un uomo, che si trovava con lei nella casa della mamma poco prima del suo assassinio. E proprio dalla mamma si è recato ieri sera, 5 settembre, il vescovo ausiliare del settore Ovest Baldo Reina, vicegerente della diocesi, per portarle le condoglianze e la solidarietà della diocesi di Roma e per condividere con lei un momento di preghiera.

«Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dilagare di tanta violenza che colpisce le donne! È una vera e propria “mattanza” che fa inorridire e che rivela come la cultura della morte ormai, come una nube oscura, stia avvolgendo tutto e tutti – rileva il presule -. Abbiamo bisogno di gridare: “Basta! La vita umana è sacra e non si tocca!”; ma abbiamo anche bisogno di riprendere con coraggio la sfida educativa, di impegnarci tutti nel diffondere la cultura della vita e del bene».

Reina ricorda che «la Chiesa, per mandato del suo Signore, ha il compito specifico di formare le coscienze; è una missione urgente dalla quale non possiamo sottrarci e che passa attraverso l’impegno di uomini e donne di buona volontà che credono nel Vangelo di Gesù Cristo e che si assumono la responsabilità di educare alla vita buona, di parlare con i figli e con i giovani per dire loro che il male si vince con il bene e che la violenza è sorella della morte; nella catechesi, negli oratori, nella predicazione e in tutte le altre occasioni che ci vengono concesse abbiamo bisogno di coniugare i contenuti della fede con le sfide e le tragedie di questo tempo». Di qui l’esortazione: «La barbara uccisione di Rossella nel quartiere di Monte Mario sia assunta come una sconfitta perché non si può morire così! Ma sia anche l’occasione per un sobbalzo di dignità e di coraggio perché sia affermata e difesa la sacralità della vita. Alla famiglia di Rossella la nostra vicinanza e la nostra preghiera. A tutti i credenti l’appello accorato affinché da questa morte possiamo risorgere nella testimonianza dell’Amore che avvolge la vita».

6 settembre 2023