L’omaggio privato del Papa all’Immacolata e l’anno dedicato a san Giuseppe

La preghiera a piazza di Spagna alle 7 del mattino, per affidare a lei Roma e i suoi abitanti, e la lettera apostolica "Patris corde", che indice l'anno speciale del custode di Gesù, «uomo della presenza quotidiana discreta e nascosta»

Papa Francesco non ha rinunciato al suo atto di venerazione all’Immacolata. E così, dopo aver fatto comunicare dalla Sala stampa che non si sarebbe recato a piazza di Spagna nel pomeriggio dell’8 dicembre, come di consueto, per evitare ogni rischio di contagio provocato da assembramenti, ci è andato all’alba, alle 7 di mattina, sotto un cielo gravido di pioggia, senza preavviso. Umile pellegrino ai piedi di Maria, ha deposto un mazzo di rose bianche alla base della colonna dove si trova la statua della Madonna e si è rivolto a lei in preghiera, perché vegli con amore su Roma e sui suoi abitanti, affidando a lei tutti coloro che in questa città e nel mondo sono afflitti dalla malattia e dallo scoraggiamento. Subito dopo, è andato a Santa Maria Maggiore dove si è soffermato in preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani per poi celebrare la Messa in forma privata nella Cappella del Presepe, prima di rientrare in Vaticano.

All’Angelus, il Papa ha ribadito i motivi della sua visita così mattiniera: «Per evitare il rischio di assembramento, come disposto dalle autorità civili, alle quali dobbiamo obbedire. Ma questo – ha aggiunto –  non ci impedisce di offrire alla nostra Madre i fiori che lei più gradisce: la preghiera, la penitenza, il cuore aperto alla Grazia». Parlando ai fedeli radunati in piazza San Pietro, il Pontefice ha invitato a guardare Maria: «La bellezza incontaminata della nostra Madre è inimitabile ma nello stesso tempo ci attira. Affidiamoci a lei, e diciamo una volta per sempre “no” al peccato e “sì” alla Grazia». Senza, però, «fare i furbi: rimandare continuamente un serio esame della propria vita, approfittando della pazienza del Signore – Lui è paziente, Lui ci aspetta, Lui c’è sempre per darci la grazia -. Noi possiamo ingannare gli uomini ma Dio no, Lui conosce il nostro cuore meglio di noi stessi. Approfittiamo del momento presente! Questo sì è il senso cristiano del profittare del giorno: non godere la vita nell’attimo che fugge, no, questo è il senso mondano. Ma cogliere l’oggi per dire “no” al male e “sì” a Dio; aprirsi alla sua Grazia; smetterla finalmente di ripiegarsi su sé stessi trascinandosi nell’ipocrisia. Guardare in faccia la propria realtà, così come siamo; riconoscere che non abbiamo amato Dio e non abbiamo amato il prossimo come dovevamo, e confessarlo». Per questo Francesco ha invitato tutti a «iniziare un cammino di conversione chiedendo prima di tutto perdono a Dio nel sacramento della riconciliazione e poi riparare il male fatto agli altri».

Ma il Papa ha voluto anche fare un’altra sorpresa, nel giorno della solennità dell’Immacolata Concezione. Ieri, infatti, ricorreva il 150º anniversario della proclamazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale da parte del beato Pio IX con il decreto “Quemadmodum Deus”. Il pontefice, con la lettera apostolica “Patris corde” firmata ieri, ha indetto un anno speciale dedicato al santo patriarca che si concluderà l’8 dicembre 2021. In questo periodo sarà possibile lucrare indulgenze plenarie, alle condizioni abituali (confessione, comunione, preghiera per il Papa e distacco dal peccato) come previsto dal decreto della Penitenzieria apostolica firmato dal cardinale Piacenza.

Diverse le modalità previste, tutte legate a un aspetto particolare della vita di san Giuseppe o alla sua devozione: l’indulgenza sarà concessa a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro oppure prenderanno parte a un ritiro spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su san Giuseppe; a quanti sull’esempio di san Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale; a chi reciterà il Rosario in famiglia o tra fidanzati; a chi affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di san Giuseppe e a ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso; a coloro che reciteranno le Litanie a san Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a san Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a san Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, a favore della Chiesa perseguitata e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione. Infine, l’indulgenza è concessa a quanti reciteranno una preghiera in onore di san Giuseppe, per esempio “A te, o Beato Giuseppe”, specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, nella festa della Santa Famiglia, nella domenica di san Giuseppe (secondo la tradizione bizantina), il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del santo secondo la tradizione latina. In particolare, l’indulgenza è estesa agli anziani, ai malati, agli agonizzanti e a tutti quelli che per legittimi motivi siano impossibilitati a uscire di casa.

Nella sua lettera su san Giuseppe, Papa Francesco afferma, tra l’altro, di voler condividere «alcune riflessioni personali su questa straordinaria figura, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi. Tale desiderio è cresciuto durante questi mesi di pandemia, in cui possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni. Tutti possono trovare in san Giuseppe l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine».

9 dicembre 2020