L’omaggio di Roma a Lina Wertmuller

Allestita in Campidoglio la camera ardente per la regista scomparsa il 9 dicembre, a 93 anni. Oscar alla carriera nel 2020, ha firmato 23 film. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Intellettuale di grande finezza». Le esequie l'11 dicembre alla Chiesa degli Artisti

Roma rende il suo omaggio a Lina Wetmuller, regista che ha segnato la storia della commedia italiana, scomparsa ieri, 9 dicembre, nella Capitale all’età di 93 anni. «È mancata serenamente a casa, vicino alla figlia e ai suoi cari», ha informato la famiglia. Fino alle 20, nella Sala della Protomoteca, in Campidoglio, è allestita la camera ardente, per consentire a cittadini e colleghi, fan e appassionati di prendere congedo dall’artista. Sabato 11 dicembre alle 11.30 nella Chiesa degli Artisti, a piazza del popolo, i funerali. «Una grande regista, che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza – la ricorda il sindaco Roberto Gualtieri nel tweet che annuncia l’allestimento della camera ardente -. La prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia».

Nata il 14 agosto 1928, aveva scoperto prima il teatro, per concentrarsi poi sulla radio e sul cinema di scuola felliniana. Non le manca neanche l’esperienza della tv, con la fortunata edizione di “Canzonissima” firmata da Garinei e Giovannini. Nel 1963 il suo esordio alla regia con “I basilischi” – Vela d’oro al Festival di Locarno -, a cui sono seguiti altri 22 titoli, alcuni dei quali divenuti pietre miliari del costume italiano: basta pensare a “Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972) o “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974), con il suo protagonista per eccellenza, Giancarlo Giannini. Sono gli anni del successo, fino all’invito al festival di Cannes. Quindi l’attrazione esercitata da Napoli e dalla sua cultura, e il debutto al Teatro San Carlo con una felice regia della “Carmen” di Bizet. Nel 1992 torna dietro la macchina da presa con Paolo Villaggio per “Io speriamo che me la cavo” (1992), per abbracciare poi nuovamente il racconto televisivo alle soglie degli anni Duemila, ma dopo il David di Donatello alla carriera del 2010 sceglie il ritiro.

Prima donna in assoluto a ricevere una nomination per la miglior regia con “Pasqualino settebellezze”, nel 1977, nel 2020 è Oscar alla carriera, «per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa», si legge nelle motivazioni dell’Academy. Una cifra stilistica, la sua, caratterizzata sempre dalla scelta dell’empatia: al bivio, fin dagli esordi felliniani, tra cinema d’autore e quello di genere, ha scelto senza esitazione la strada di un cinema popolare. «Regista e intellettuale di grande finezza – la ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella -, ha dato vita in tutta la sua prestigiosa carriera cinematografica a film e personaggi indimenticabili». Immediato anche l’omaggio del ministro della Cultura Dario Franceschini. «L’Italia piange la scomparsa di Lina Wertmüller, una regista che con la sua classe e il suo stile inconfondibile ha lasciato un segno perenne nella nostra cinematografia e in quella mondiale – afferma -. Prima regista donna a essere candidata all’Oscar per “Pasqualino settebellezze” nel 1977, premio Oscar alla carriera nel 2020, ha avuto una carriera lunga e intesa, consegnandoci opere alle quale ognuno di noi resterà per sempre legato. Grazie, Lina».

10 dicembre 2021