Lojudice è il nuovo arcivescovo di Siena

La nomina annunciata nell'Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense dal vicario Angelo De Donatis, in contemporanea con la nota della Sala stampa vaticana

Il 6 maggio 1989 veniva ordinato sacerdote. 30 anni dopo, questa mattina, alle ore 12, il vescovo Paolo Lojudice, finora titolare di Alba Marittima e ausiliare di Roma per il settore Sud, ha ricevuto la nomina ad arcivescovo metropolita di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, annunciata nell’aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense dal cardinale vicario Angelo De Donatis, in contemporanea con la diffusione della nota della Sala stampa vaticana. Nello stesso giorno in cui la mamma compie 80 anni, ha sottolineato De Donatis.

Uno «spirito spiccatamente romano». Questa, nelle parole del vicario, la nota con cui Lojudice ha vissuto il suo ministero pastorale, prima come vicario cooperatore – a Santa Maria del Buon Consiglio e a San Vigilio – poi come parroco a Santa Maria Madre del Redentore, a Tor Bella Monaca, «a contatto con i dolori e le fatiche della gente», infine come direttore spirituale al Seminario Maggiore.  Il filo conduttore: una «attenzione costante alla dimensione caritativa e all’attività missionaria». Il 6 marzo 2015 infine la nomina a vescovo ausiliare del Settore Sud della diocesi di Roma e pochi giorni dopo, il 23 maggio, l’ordinazione episcopale nella basilica lateranense, per le mani dell’allora cardinale vicario Agostino Vallini.

«Dedizione, coinvolgimento, tenacia». Queste, per De Donatis, le caratteristiche principali che contraddistinguono in don Paolo «lo stile del prete romano, tra inventiva, coraggio e realismo, sempre in stile diaconale. Come pastore in mezzo al suo gregge». Capace di un rapporto sempre vivo «con sacerdoti e comunità, vicino ai casi di marginalità e ai migranti». Sensibilità, quest’ultima, vissuta in particolare alla presidenza della Commissione episcopale del Lazio per le migrazioni, dal 2016, e prima ancora nel Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, di cui è stato incaricato dal 15 dicembre 2015.

«Qualche anno di servizio ” in casa” e poi si parte per un’altra terra: il destino di noi ausiliari di Roma è un po’ questo», ha commentato don Paolo nel suo saluto alla diocesi, sottolineando che «Roma è la mia città e romani si resta per la vita. Cercherò di portare a Siena la mia esperienza romana – ha aggiunto -, i miei 30 anni di sacerdozio, 4 di episcopato, la grandezza di una città unica al mondo. Il centro della cristianità». E della città di Caterina – «230 chilometri da Roma» – ha sottolineato il contesto «culturalmente e artisticamente molto significativo», il legame quasi fondativo che la leggenda vuole ci sia proprio con Roma, dove riposano le spoglie di santa Caterina, che della Capitale è co-patrona. «Tanti i motivi e gli spunti di comunione tra le due città, e spero anche tra le due Chiese».

Quindi le parole di saluto indirizzate al «popolo di Dio che è in Roma»: dal cardinale vicario ai «confratelli vescovi», dai sacerdoti ai diaconi, alle religiose e ai religiosi, «e in modo particolare a tutte le famiglie, i bambini, i giovani, gli adulti e gli anziani del Settore Sud a cui mi sono dedicato per 4 anni. Ho cercato di esserci – ha aggiunto – per condividere i momenti belli e brutti, tristi e gioiosi di ogni comunità e di ogni parrocchia».  Un pensiero in particolare per «i sacerdoti ammalati», affidati a Maria Salus Populi Romani, così come i quartieri di Roma «dove ho trascorso la mia vita» e «la comunità parrocchiale che mi ha generato alla fede». E poi «l’esperienza del Seminario Romano, e la devozione alla Madonna della Fiducia, prima come alunno, poi come padre spirituale». Un’esperienza, quest’ultima, che «mi ha aiutato a capire sempre più e sempre meglio che preti, seminaristi, uomini e donne, laici e consacrati, siamo fatti tutti di una comune umanità»; che «la nostra vocazione e la vita sacerdotale sono “impastate” con la vita della gente a cui siamo mandati, che non sono prima alcuni o prima altri, vicini o lontani, bianchi o neri, ma tutti».

Da ultimo, il saluto al popolo rom della città di Roma, «in un momento storico molto delicato in cui il rischio di discriminazione sociale è molto alto, anche all’interno della Chiesa». Proprio con loro giovedì 9 maggio il nuovo vescovo di Siena incontrerà Papa Francesco: un appuntamento organizzato in precedenza dalla Fondazione Migrantes della Cei. «Forse sarà un caso – ha sottolineato Lojudice – ma saluterò e ringrazierò il Papa della fiducia che mi ha accordato, per la prima volta dopo la mia nomina ad arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, “circondato dal popolo rom”: è un’eredità che ormai mi appartiene e a cui resterò legato per tutta la vita».

6 maggio 2019