L’Oculistica pediatrica, tra modelli organizzativi e nuove tecnologie

All’ospedale pediatrico Bambino Gesù tra le “sfide impossibili” c’è anche quella del trapianto di cornea, vinta grazie alla chirurgia lamellare e ad altre tecniche chirurgiche particolari. L’obiettivo: integrare l’aspetto clinico con quello relazionale e sociale*

Ogni volta che Riccardo mi incontra, la prima battuta è sulla comune passione calcistica: un commento sull’ultima partita, su una azione sbagliata o un gran goal segnato… Ogni volta che Julian mi incontra, mi racconta dei suoi concerti con violino e pianoforte, dei suoi studi, i compiti, gli esami… Due storie banali di due ragazzi speciali che hanno in comune l’esperienza di una cecità quasi assoluta. Vedono poco più che luci ed ombre. Due storie come tante altre che quotidianamente “incrociano” le nostre di oculisti dell’Ospedale Bambino Gesù.

Ed è proprio per migliorare e modernizzare i percorsi clinici e terapeutici che negli ultimi anni molte sono state le innovazioni in termini di risorse e tecnologia. Mi limiterò a presentare qui tre settori per cui il nostro ospedale è divenuto centro di riferimento a livello nazionale ed internazionale.

Il retinoblastoma è il tumore intraoculare più comune dell’età pediatrica, rappresentando il 4% di tutti i tumori che colpiscono i bambini e presentandosi nella maggioranza dei casi entro i primi 12-18 mesi di vita. Può coinvolgere uno o entrambi gli occhi e il sintomo di presentazione della malattia è solitamente la leucocoria (riflesso bianco oculare), spesso notata dai genitori nelle fotografie. In Italia si stimano circa 40-50 nuovi casi all’anno. La gestione di questa patologia è estremamente complessa e necessita di un approccio multidisciplinare (oncologo, oculista, anestesista, radiologo, anatomo-patologo, radioterapista, genetista e psicologo). Il nostro ospedale ha predisposto un modello organizzativo unico in Italia che favorisce il percorso di questi piccoli pazienti. Grazie alle più recenti tecniche di trattamento, nell’ospedale Bambino Gesù, e solo in pochi altri centri mondiali all’avanguardia, è possibile oggi curare questo tumore e salvare la vita e spesso anche l’occhio del piccolo paziente.

Presso la sede di Santa Marinella da circa 18 mesi è stato attivato un centro per la Riabilitazione Visiva in età pediatrica gestito insieme alla IAPB Italia che, con un approccio multidisciplinare, ha lo scopo di valorizzare la capacità visiva dei bambini gravemente ipovedenti, insegnando loro ad utilizzare al massimo le risorse in loro possesso. La presa in carico riguarda anche i genitori che accompagnano i propri figli in questo percorso e che, anch’essi, vengono coinvolti direttamente nel percorso clinico. Questa attività si è già rivelata di grande utilità, proprio perché prestazioni cliniche o chirurgiche anche di alto livello risultano vane se non accompagnate da un percorso riabilitativo. Di grande soddisfazione per noi tutti è stata la visita di due maestre di un bimbo che avevamo assistito che, colpite dai progressi successivi al trattamento riabilitativo, ci chiedevano come poter aiutare concretamente il bambino a scuola. Ed è proprio a questo che noi puntiamo: integrare l’aspetto clinico con quello relazionale e sociale.

La chirurgia dei trapianti di cornea rappresenta una delle molte “sfide impossibili” in età pediatrica, in particolare a causa del “rigetto” che si manifesta nel 40-50% dei casi a un anno dall’intervento. Primi al mondo abbiamo utilizzato nei pazienti pediatrici il laser a femtosecondi, la tecnologia più all’avanguardia in campo oculistico, che ci permette di adottare tecniche chirurgiche particolari, come la cosiddetta chirurgia lamellare, con risultati davvero incoraggianti: la percentuale di rigetto registrata nei nostri pazienti ad un anno dall’intervento è circa del 30%.

*(Luca Buzzonetti, responsabile Oculistica Ospedale pediatrico Bambino Gesù)

22 settembre 2014