Locri, Giornata per le vittime delle mafie. In corteo i giovani

Manifestazione di Libera, nel segno della memoria e dell’impegno. Don Ciotti: «La ‘ndrangheta è forte e ci vuole un sussulto, uno scatto da parte di tutti»

Manifestazione di Libera, nel segno della memoria e dell’impegno. Don Ciotti: «La ‘ndrangheta è forte e ci vuole un sussulto, uno scatto da parte di tutti»

Sono arrivate con 160 pullman le diverse migliaia di persone che questa mattina, 21 marzo, si sono messi in cammino dal lungomare di Locri, per dire il loro no a tutte le mafie, nella Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime delle mafie promossa da Libera. Diversi i sindaci del territorio presenti, oltre ai familiari delle vittime; moltissimi i giovani delle scuole di Calabria e Sicilia, che partecipano al corteo con bandiere, slogan e striscioni colorati. Il perché lo spiega, con poche parole, Giulia, 13 anni, di Siderno: «Siamo qui per combattere la mafia, sappiamo che dobbiamo farlo sin da piccoli». Michela, 18 anni, di Messina, aggiunge: «Partecipo con tanta emozione, ci sono tanti giovani come me e credo che da noi debba arrivare una risposta». «C’è omertà – commenta Giuseppe, 16 anni, di Locri -. Ci vogliono maggiori denunce. Anche a scuola facciamo diverse manifestazioni, parliamo, ma non basta».

“Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”, recita lo striscione apposto sulla facciata del Comune di Locri, davanti al quale il corteo di Libera si ferma in sosta, così come davanti al Palazzo di Giustizia, chiedendo “Verità e giustizia” per le vittime della mafia. L’obiettivo, dunque, è sensibilizzare, a partire dal ricordo di persone «con la schiena dritta», commentano i ragazzi, capaci di rincorrere la speranza. «Persone che sono state scalfite dalla solitudine, schiacciate dal silenzio di chi, invece, doveva fare rumore». Come è accaduto a Vincenzo Grasso, ucciso nel 1989, ricordato nel corteo dal figlio Francesco, o a Lucio Ferrami, ucciso nel 1981 a Cetraro, ricordato dalla sorella Franca. «Questa giornata di oggi è molto importante, almeno il sacrificio di mio padre è servito a qualcosa, ha testimoniato che si può dire di no ed è importante che Libera metta in evidenza tutto questo», le parole di Francesco. «Sono iscritta a Libera ed è giusto e doveroso essere qui – dichiara Franca – perché il ricordo e la memoria di mio fratello, così come delle altre vittime di mafia, non venga meno».

Alla manifestazione, che attraversa le strade della città calabra, partecipano anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, il vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva, monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano, e monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, che spiega: «Oggi è la giornata della memoria e dell’impegno. Della memoria perché non vogliamo dimenticare. Una memoria che deve diventare profezia, responsabilità, creatività, coraggio contro ogni forma di illegalità e di corruzione». Ancora, esorta, «dobbiamo spezzare il circuito che lega l’economia, la corruzione della politica a ogni forma di illegalità che si chiama ‘ndrangheta».

A Locri anche il presidente di Libera don Luigi Ciotti, che evidenzia che «per la prima volta una Chiesa locale, quella calabra, per volontà della Conferenza episcopale regionale aderisce interamente a questa Giornata. E questo è un segno molto importante. Così come ha aderito la Cei – prosegue – con cui Libera da anni sta facendo progetti concreti per dare una mano a questi ragazzi a trovare una strada nei percorsi della giustizia». È una Chiesa, evidenzia ancora Ciotti, che «ci invita a guardare verso il cielo senza distrarsi dalle responsabilità che abbiamo sulla terra: anche qui c’è tanto da fare». Quindi, con i giornalisti auspica «una rivoluzione culturale e sociale nel nostro Paese». Oggi, osserva, c’è «un intreccio tra criminalità economica e politica e oggi più che mai la corruzione e le mafie sono le facce della stessa medaglia». Per questo «oggi è un sussulto vero, forte, ma non illudiamoci perché loro hanno velocità, mezzi e strumenti. La ‘ndrangheta è forte e ci vuole un grande sussulto, uno scatto da parte di tutti».

21 marzo 2017