Lo Yemen, «un inferno per i bambini»

L’allarme del direttore generale Uncef Russell. Iacomini (Unicef Italia): il 19 marzo alle 21 una candela accesa, per i piccoli di tutte le guerre. «Ucciderli, crimine contro l’umanità»

Oltre 10.200 bambini uccisi o feriti. Mine e residui bellici esplosivi che sono una minaccia costante. E milioni di genitori che «non sanno se i loro figli riusciranno a sopravvivere da un giorno all’altro». Il direttore generale dell’Unicef Catherine Russell lo afferma senza mezzi termini: «Lo Yemen è diventato un inferno per i bambini». Lo dimostrano i numeri: nel Paese oggi 4 piccoli su 5 hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. E «senza una soluzione politica in vista, questi bisogni continueranno senza sosta».

Nell’Evento di Alto livello sulla crisi umanitaria nel Paese, Russell elenca le cifre della crisi. A cominciare dai 2,2 milioni di bambini sotto ai cinque anni colpiti da malnutrizione acuta. Più di mezzo milione quelli che soffrono di malnutrizione acuta grave, pericolosa per la vita. Ancora, prosegue, «quasi 8,5 milioni di bambini non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, aggravando il rischio di malattie trasmesse dall’acqua e di ulteriore malnutrizione. Più di 10 milioni di bambini e quasi 5 milioni di donne non possono accedere adeguatamente ai servizi sanitari o ricevere assistenza medica. Più di 2 milioni di bambini non vanno a scuola. Altri 4 milioni sono a rischio di abbandono, soprattutto le ragazze. Gli insegnanti non ricevono lo stipendio da più di quattro anni».

In questo periodo l’Unicef e i suoi partner hanno fornito acqua potabile a 8,8 milioni di persone, tra cui 5,3 milioni di bambini. Stanno aiutando più di 2 milioni di persone nelle aree rurali remote ad accedere ai centri sanitari pubblici, fornendo trasferimenti di emergenza in denaro a quasi 1,4 milioni di famiglie ogni trimestre e aiutando più di mezzo milione di bambini ad accedere all’istruzione formale e non formale. «Ma stiamo finendo i fondi – avverte Russell -. L’Unicef ha urgentemente bisogno di circa 240 milioni di dollari per sostenere il suo lavoro nei prossimi sei mesi», è il messaggio rivolto alla comunità internazionale. A tutte le parti in conflitto il direttore generale Unicef rinnova invece l’appello a «tenere i bambini al sicuro in ogni momento» e ad «astenersi dagli attacchi alle aree popolate e alle infrastrutture civili vitali», a «un accesso umanitario continuo, incondizionato e ininterrotto» e a «mantenere aperti i porti e gli aeroporti per facilitare le consegne essenziali di forniture salvavita».

Il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini parte invece dalle immagini che arrivano da Mariupol, in Ucraina, per ritornare a quelle di «altre devastazioni avvenute in teatri di guerra globali negli ultimi anni», come appunto Yemen, Siria, Afghanistan, Iraq «e molti altri». Il suo riferimento è i particolare alla scritta “deti” (“bambini”) davanti al teatro della città preso di mira dai missili russi. «Fa male perché anche in questo terribile conflitto bambine e bambini pagano il prezzo più alto, sono target di una guerra che non hanno voluto». Di qui l’invito a un gesto concreto, sabato 19 marzo, festa del papà, «come segno di vicinanza a tutti quei bambini e a quelle bambine che hanno baciato e abbracciato il loro papà che è andato a combattere al fronte, alle bambine e ai bambini ucraini vittime della guerra, in fuga o feriti e mutilati, e ai bambini e alle bambine che hanno perso la vita in tutte le altre guerre in corso nel pianeta o che vivono in scenari di conflitto, disperati, soli». Un gesto che «illumini le coscienze dei “grandi del pianeta”»: accendere una candela, alle 21, sui davanzali, finestre e balconi di ogni casa, in ricordo dei piccoli ucraini e di tutti gli altri che vivono nel terrore, «per non lasciarli soli – le parole di Iacomini – e per ribadire che anche un solo bambino o una sola bambina uccisa, ferita o mutilata è un imperdonabile crimine contro l’umanità».

18 marzo 2022