Lo Stadio Olimpico tra sicurezza e legalità

I tecnici di Roma e Lazio Spalletti e Inzaghi a confronto: “no” a violenza tra tifoserie. Questore e Prefetto: «Necessarie le barriere»

I tecnici di Roma e Lazio Spalletti e Inzaghi a confronto in un convegno alla Sapienza: “no” alla violenza tra tifoserie. Questore e Prefetto: «Necessarie le barriere»

«All’Olimpico non devono essere più necessarie le barriere, servono piuttosto i comportamenti responsabili dei tifosi. Ammetto le barriere solo quando batte le punizioni Totti». Con un pizzico di ironia, l’allenatore della Roma Luciano Spalletti parla in un’Aula magna gremita da giovani e autorità, in occasione di un convegno alla Sapienza. Il titolo è “La legalità rompe le barriere allo stadio Olimpico tra presente e futuro” e si svolge nel giorno in cui l’Osservatorio del Calcio italiano dirama i dati relativi alle presenze negli stadi di Serie A nella stagione 2015/16. Dati drammatici per Roma e Lazio, che fanno registrare un calo degli spettatori rispettivamente del 12,3 per cento e del 41,4 per cento rispetto alla scorsa stagione.

Al centro del dibattito finiscono subito le barriere introdotte nello stadio di Roma per limitare gli scontri tra tifoserie, ma che hanno causato tante proteste e curve deserte. Le prime barriere a cadere sono quelle che nell’immaginario calcistico separano le due società della Capitale. Spalletti, all’ingresso, stringe la mano al tecnico della Lazio Simone Inzaghi. Assieme si concedono ai flash dei fotografi, poi siedono accanto. E nel momento del loro intervento ribadiscono un “no” deciso alla violenza negli stadi: «A me quel che accade fuori dallo stadio interessa – spiega Spalletti -, perché incide sulla serenità dei calciatori. Un giorno un calciatore mi ha chiesto di poter tenere il cellulare acceso nello spogliatoio perché voleva essere certo che moglie e figli arrivassero in sicurezza dentro lo stadio. Se questa tranquillità viene meno, chi contribuisce a questo non fa il bene della Roma». Poi, il tecnico giallorosso entra nel vivo del senso delle barriere, aiutandosi con la definizione sul dizionario: «Leggo solo parole che fanno rima con ostacolo, privazione. E allora mi viene da pensare che spiegarla a mia figlia di 5 anni diventa difficile, abbinando all’idea dello stadio quella del divieto».

Il tecnico della Lazio, invece, ribadisce l’importanza di creare condizioni per le quali le famiglie possano tornare allo stadio: «Nella partita che abbiamo giocato contro la Fiorentina, c’erano tante famiglie. Fare il giro del campo e raccogliere i loro applausi, nonostante la sconfitta, è stata una grande gioia. Vorremmo che fosse sempre così». Per le famiglie il club giallorosso ha realizzato un progetto all’esterno della curva sud. «Abbiamo realizzato un villaggio con giochi e attrazioni per bambini per le partite con maggior affluenza», ha piegato il direttore generale Mauro Baldissoni. Dal presidente della Lazio Claudio Lotito, un invito a riscoprire l’importanza sociale dello sport: «Lo sport deve unire, non dividere. Una volta le Olimpiadi fermavano le guerre. Adesso abbiamo trasformato questo sport in un campo di battaglia. Però in curva c’è anche gente per bene e noi abbiamo il dovere di fermare una minoranza che condiziona la massa. La violenza deve cessare».

Non cesseranno, però, le barriere. Lo conferma il questore Nicolò D’Angelo: «Occorreva che le tifoserie rientrassero allo stadio per fare un percorso di legalità. Le barriere si toglieranno quando ciò succederà». Lo ribadisce il prefetto Franco Gabrielli: «Le barriere sono previste in un documento dell’aprile 2014 prodotto da una task force che riunì anche i migliori “soloni” del mondo del calcio. Noi le abbiamo solo applicate. L’introduzione delle barriere non è piaciuta, ma rappresenta un argine utile per riaffermare principi di legalità ed è importante per garantire l’incolumità delle persone dentro lo stadio. Le autorità non toglieranno le barriere per le proteste nella curva».

17 maggio 2016