Lo sport, tra talento e gioco di squadra

Al Campus Bio-Medico il dibattito con il campione olimpico Daniele Garozzo, medaglia d’oro a Rio 2016, e il presidente del Coni Giovanni Malagò

Lo sport che fa vincere tutti, con il talento personale e il gioco di squadra. Lo sport come palestra di vita. È stato questo il focus del convegno organizzato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, nel quale ieri pomeriggio, 8 maggio, l’ateneo di Trigoria ha fatto dialogare gli studenti con protagonisti e campioni del mondo dello sport. In particolare con il dibattito tra Daniele Garozzo, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 nel fioretto individuale, e Giovanni Malagò, presidente del Coni. «Nello sport il talento è fondamentale – ha affermato Garozzo – ma molto di più lo è il lavoro che c’è dietro. Io fin dai 17 anni ho creduto in me stesso, facendo un cambiamento di vita radicale nell’andare via da casa mia, ad Acireale». L’atleta, che è anche uno studente in Medicina, ha spiegato la sua consapevolezza «di avere talento ed essere forte ma anche di dover affrontare tante sfide e difficoltà. Spesso – ha raccontato – andavo nei tornei nazionali e internazionali e prendevo tantissime batoste. Oggi quello che riconosco in me stesso è di aver sempre imparato dai miei errori, di aver sempre avuto la forza di reagire e capire dove sbagliavo e cosa dovevo migliorare».

convegno sport campus biomedico 2019Moderato dal vicedirettore di Rai Sport Marco Franzelli, il convegno “Vincono tutti! Al centro dello sport tra talento della persona e del gruppo” ha quindi gettato uno sguardo sul valore dello sport nella formazione personale e nel riuscire ad affrontare le sfide della vita. «Gli attori principali sono e saranno sempre gli atleti – ha affermato Giovanni Malagò – ma il punto centrale è che l’attività sportiva, a qualsiasi livello, rappresenta una vera e propria palestra di vita». Anche il presidente del Coni ha evidenziato l’importanza del talento «ma è necessario – ha chiarito – che qualcuno che lo possa far emergere. Anche perché di talenti ce ne sono tanti e soprattutto nella vita quotidiana, non solo nello sport propriamente detto».

Altro nodo cruciale: il gioco di squadra. «Anche negli sport che sembrano individuali – ha spiegato  Garozzo – è di primaria importanza saper giocare in gruppo, come nella scherma con le partite a squadre e come dovrebbe accadere a tutti i giovani che si avvicinano allo sport con il sostegno delle loro famiglie». Ci sono infatti persone che «anche se non scendono in pedana, è come se giocassero insieme a te, come in squadra». In questo senso, lo sport si può accostare anche alla realtà universitaria, nella quale tra alti e bassi, paure e speranza, si può «costruire la strada verso il gradino più alto del podio nella propria vita», come ha sottolineato il rettore dell’ateneo Raffaele Calabrò. Nell’introdurre il dibattito e salutare i molti studenti presenti nell’Aula Magna, il rettore ha specificato che per l’università «lo sport è un elemento di formazione: una serie di valori, modi di essere, lati del carattere si forgiano nell’attività sportiva».

9 maggio 2019