“Living proof”, la gioia del “Boss” per la paternità

Nel testo di Springsteen, il dono della vita, «prova vivente della misericordia di Dio»

Domenica 3 febbraio la Chiesa italiana ha invitato tutte le comunità alla preghiera e alla riflessione in occasione della tradizionale Giornata per la vita, indetta dopo l’approvazione della legge che legalizzò l’aborto in Italia. Opportunità per ringraziare e appunto per riflettere sul dono della vita, dal concepimento al suo termine naturale. Sulle esistenze fragili e su quelle più bisognose di aiuto, proprio a cominciare dai bimbi concepiti e non ancora non nati o da quelli da poco venuti alla luce.

Tra le più belle canzoni che esprimono la gioia per il dono della vita, in particolare per il dono della paternità, c’è “Living proof” (“prova vivente”) di Bruce Springsteen, che è riuscito a rendere quell’emozione con immagini di grande impatto. La nascita di un figlio è palpabilmente la prova – “vivente”, appunto – della misericordia di Dio. E c’è qui una confessione del “Boss”, che al tema del rapporto padri-figli ha dedicato non poche canzoni del suo sconfinato repertorio. «Sei passato attraverso la mia rabbia e la mia disperazione / mostrandomi che la mia prigione era solo una gabbia aperta/ non c’erano guardie né chiavi / solo un uomo spaventato e delle ombre al posto delle sbarre». La consapevolezza delle paure superate e di un ritrovato riscatto per poter essere un educatore all’altezza del compito richiesto.

L’inizio della canzone – incisa nell’album “Lucky Town” del 1992 – è di una bellezza straordinaria. «Una notte d’estate in una stanza buia / entrò una minima parte / della luce eterna del Signore / urlando come se avesse inghiottito la luna accesa / nelle braccia di sua madre / c’era tutta la bellezza possibile / come le parole mancanti di una preghiera / che non sarei mai riuscito ad inventare / in un mondo così duro e sporco / così disonesto e confuso / in cerca di un po’ della misericordia di Dio / ho trovato la prova vivente». Qui c’è l’ammissione della propria fragilità, che tutti i genitori avvertono, e lo smarrimento di fronte al mondo «duro e sporco», ma c’è anche la ricchezza della poesia per il dono della vita.

La canzone fu scritta dopo la nascita dei figli nati dal secondo matrimonio, quello con Patti Scialfa, nel 1991. L’anno precedente era nato il loro primogenito, Evan James, poi fu la volta di Jessica Rae e di Sam Ryan, nell’arco di tre anni. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti della vita e della musica, e il “Boss”, alla soglia dei 70 anni (li compirà il prossimo 23 settembre), sarebbe pronto ad un nuovo album – a quanto traspare dalla recente intervista al Sunday Times – mentre non si parla di nuove date in tournée (in Italia manca dal 2016). Al momento gli appassionati italiani possono consolarsi – si fa per dire – con “Springsteen on Broadway”, un cofanetto esclusivo uscito in tre versioni prima di Natale, testimonianza dello spettacolo ospitato per oltre un anno dal Walter Kerr Theater di New York in cui il “Boss” si è messo a nudo, oltre che cantare le sue canzoni riarrangiate per l’occasione.

In “Living proof” c’è la felicità, da godere nella semplicità. Con il desiderio di attingere dai «tesori del Signore». «Adesso – si conclude il pezzo del rocker americano – tutto ciò che è certo sul boulevard / è che la vita è solo una casa di carte / così fragile come ogni singolo respiro / di questo ragazzo che dorme nel nostro letto / stanotte stiamo sdraiati sotto la gronda / solo una banda compatta di ladri felici / e quando quel treno arriverà, saliremo a bordo / e ruberemo ciò che potremo / dai tesori, dai tesori del Signore / è stata una lunga lunga siccità, piccola / stanotte la pioggia / scende a dirotto sul nostro tetto / cercando un pochino della pietà di Dio / ho trovato la prova vivente».

5 febbraio 2019