L’Italia dice addio a Carla Fracci

L'etoile si è spenta a Milano il 27 maggio. Avrebbe compiuto 85 anni il 30 agosto. Il presidente della Repubblica Mattarella: «Ha onorato il Paese con la sua eleganza e il suo impegno artistico». Il ministro Franceschini (Cultura): «La più grande. Divina ed eterna»

La Scala ha annunciato questa mattina, 27 maggio, la perdita della sua “stella”: si è spenta nella sua casa di Milano Carla Fracci. «Il Teatro, la città, la danza – affermano – perdono una figura storica, leggendaria, che ha lasciato un segno fortissimo nella nostra identità e ha dato un contributo fondamentale al prestigio della cultura italiana nel mondo».

Nata nel 1936 a Milano – avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 30 agosto -, figlia di un tramviere, aveva iniziato a danzare a 10 anni proprio alla scuola della Scala. Quasi «per caso», raccontava, su suggerimento di una coppia di amici dei genitori. «All’inizio non capivo il senso degli esercizi ripetuti, del sacrificio, dell’impegno totale mentale e fisico sino al dito mignolo», ricordava, riferendosi al giorno in cui, affascinata dalla danza di Margot Fonteyn, aveva visto in una pausa il coreografo avvicinarsi e correggerle la posizione appunto del dito mignolo. Iniziava così una carriera che l’avrebbe portata presto al di fuori dei confini nazionali. Del 1955 il suo debutto sul palco del Piermarini che era stato un trampolino per i teatri più famosi del mondo. E proprio della Scala Fracci era diventata presto etoile, nel 1957, rimanendo sempre legata a quel teatro, come dimostra la masterclass tenuta nel gennaio scorso con i protagonisti del balletto Giselle andata in streaming sui profili della Scala e disponibile anche su Raiplay.

Fino agli anni ’70 aveva danzato con varie compagnie straniere, dal London Festival Ballet al Royal Ballet, dallo Stuttgart Ballet al Royal Swedish Ballet; dal 1967 era artista ospite dell’American Ballet Theatre. Dagli anni ’80 diresse il corpo di ballo del San Carlo, poi dell’Arena di Verona, infine dell’Opera di Roma, dove era rimasta fino al 2010, fedele anche all’attività didattica, attenta alle nuove generazioni di ballerine. Nel suo “curriculum” l’interpretazione di diversi ruoli romantici, da Giulietta a Swanilda, da Francesca da Rimini a Giselle, a cui aveva dato una moderna impronta personale, con i capelli sciolti e un leggerissimo tutù, danzandola con compagni di grande fama. Dall’interpretazione con Erik Bruhn venne realizzato anche un film, nel 1969. Tra i suoi grandi partner, Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi. A lei dedicò una poesia Eugenio Montale: “La danzatrice stanca”.

«Profondamente commosso» l’omaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Carla Fracci – ha detto – ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese». In una dichiarazione diffusa dal Quirinale, il Capo dello Stato ne ricorda «le straordinarie doti artistiche e umane, che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempi a livello internazionale. Esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e al mondo della danza – conclude -, che perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento». Su Twitter, invece, il ricordo del ministro della Cultura Dario Franceschini, che la definisce «la più grande. Divina ed eterna. Piena di amore per la danza, di nuovi progetti, di idee per tutta la vita, con l’entusiasmo di una ventenne. L’Italia della cultura – afferma – ti sarà grata per sempre, immensa Carla Fracci».

27 maggio 2021