L’Italia ancora tra i primi 10 Paesi Ue a rischio crisi

Il Nobel Engle alla Cattolica: situazione mondiale non ancora al sicuro. Piena libertà d’azione alla Bce e politica fiscale comunitaria di maggior stimolo

Il Nobel Engle alla Cattolica: la situazione mondiale non ancora al sicuro. Tra i consigli, piena libertà d’azione alla Bce  e politica fiscale comunitaria di maggior stimolo

Come si risolve la crisi di un’istituzione finanziaria e quindi di un Paese? La prima risposta è evitando che si verifichi, non infilandosi in situazioni di rischio. Così il premio Nobel per l’Economia 2003 Robert Engle, che venerdì 13 febbraio è stato ospite alla Cattolica all’ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Il Futuro nell’Economia”, ha introdotto la sua lectio magistralis. Un incontro, quello di venerdì, tutto incentrato sulla stabilità finanziaria nei mercati mondiali. Engle ha illustrato un metodo da lui brevettato, che gli è valso il Nobel, per monitorare il rischio di instabilità finanziaria e quindi di fallimento delle banche mondiali. Il suo gruppo di studio ha messo a punto un indice di rischio denominato Srisk, ovvero “rischio sistemico”, che attraverso equazioni matematiche monitora più di mille istituzioni finanziarie mondiali, quantificandone il tasso di rischio di andare in bancarotta. Nel corso della sua lezione il premio Nobel ha mostrato come la sua attività di monitoraggio abbia previsto il fallimento del colosso finanziario americano Lehman Brothers, che nel 2008 diede inizio alla crisi economica americana e a seguire a quella mondiale. «Oggi – ha spiegato – non è però più tanto importante stabilire se fu giusto o meno far fallire quella banca, quanto chiedersi come fare per non ritrovarsi più in quelle stesse condizioni».

Attualmente la situazione mondiale non è ancora al riparo da nuove crisi: dal mercato asiatico a quello americano ed europeo l’indice Srisk mostra come esistano ancora situazioni di criticità che richiederebbero un rifinanziamento da parte dei Governi per potere sopravvivere ad un fallimento certo. «Secondo i nostri calcoli – ha sottolineato Engle – in termini assoluti i Paesi più a rischio attualmente sono Giappone, Cina e Usa. Se consideriamo invece questo fattore rapportandolo al valore del Pil, in testa troviamo la Francia, seguita da Grecia e Regno Unito». L’Italia si trova invece entro i primi dieci Paesi a rischio in Europa: le banche maggiormente “in crisi”, secondo il Nobel americano, Unicredit, Intesa San Paolo, Assicurazioni Generali e la banca del Monte dei Paschi di Siena, anche se «questa banca italiana ha mostrato come, attraverso corrette politiche economiche aziendali, il rischio di fallimento può diminuire, come nel loro caso, o addirittura azzerarsi».

Quattro sono i suggerimenti che il “padre” dell’indice Srisk ha lanciato nel corso della sua lezione: piena libertà di azione alla Banca Centrale europea «sul fronte del quantitative easing»; la stessa Bce «dovrebbe poter disporre di risorse finanziarie sufficienti a risultare l’istituzione finanziaria di ultimo intervento». Il Parlamento europeo inoltre dovrebbe garantire per legge «una piena copertura dei titoli sovrani» e infine ci vorrebbe una politica fiscale comunitaria «di maggior stimolo, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nella formazione e in infrastrutture».

Il premio Nobel è stato accolto dal rettore della Cattolica Franco Anelli, che ha sottolineato la rilevanza straordinaria «degli strumenti matematici che Robert Engle ci ha fornito per fare fronte in maniera più efficace ai rischi che incombono costantemente sulle nostre economie. Lui stesso ha, con la sua vita e con il suo percorso accademico, affrontato molti rischi: siamo grati a Engle per aver voluto correrli permettendo a noi oggi di acquisire nuove e fondamentali conoscenze». Come relatore ha parlato anche Giuseppe Arbia, docente di statistica presso la facoltà di Economia, che ha brevemente introdotto il premio Nobel ripercorrendo la sua biografia professionale e affermando come «milioni di persone in tutto il mondo hanno potuto ottenere grandi benefici proprio dagli studi compiuti da Engle».

16 febbraio 2015