L’Isis minaccia Di Maio e l’Italia

Il settimanale al Naba, che fa riferimento allo Stato islamico: «Roma è ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin». Le reazioni della politica

Un articolo di minacce nei confronti dell’Italia e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio – “colpevole” di aver presieduto a Roma, alal fine di giugno, la riunione ministeriale della coalizione anti Daesh – è stato pubblicato giovedì 8 luglio dal settimanale dell’Isis al Naba. «Il ministro degli Esteri italiano – si legge nel testo – ha ammesso che non basta combattere lo stato islamico in Iraq e Siria ma bisogna guardare altre regioni in cui è presente, sostenendo che l’espansione dello stato islamico in Africa e nel Sahel desta preoccupazione e proteggere le coste europee significa proteggere l’Europa». E ancora: «Non è un caso che i crociati e i loro alleati si incontrino nella Roma crociata e non c’è dubbio che i timori di Roma siano giustificati, poiché è ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin. I mujahidin dell’Isis stanno ancora aspettando il compimento della promessa di Dio onnipotente nei loro confronti: questa è Dabiq, questa è Ghouta, questa è Gerusalemme e quella è Roma e noi vi entreremo senza false promesse».

Immediate le reazioni all’insegna della solidarietà da parte del mondo politico italiano, già nella giornata di sabato 10 luglio, quando si è diffusa la notizia. A cominciare dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che su Twitter definisce «inaccettabili le minacce al ministro Luigi Di Maio al quale va tutta la mia solidarietà. L’impegno dell’Italia insieme ai suoi alleati contro la barbarie terrorista proseguirà con maggior determinazione», assicura. Anche il presidente della Camera Roberto Fico, su Facebook, esprime solidarietà al titolare della Farnesina per le minacce subite. «L’impegno centrale del nostro Paese nella lotta al terrorismo dell’Isis – afferma – è un punto saldo e indiscutibile».

Al ministro Di Maio «pieno sostegno e profonda solidarietà» anche da parte del presidente del Consiglio, Mario Draghi, che sottolinea il «successo» della conferenza anti Daesh da lui presieduta. «Il governo – prosegue – resta impegnato nel contrasto al terrorismo». Lo conferma anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, unendosi alla solidarietà verso Di Maio. «È alta l’attenzione di tutte le Forze di polizia contro qualsiasi minaccia terroristica e ogni forma di proselitismo, anche grazie ad una intensa collaborazione internazionale», garantisce. A testimonianza, cita l’operazione che ha portato all’individuazione, a Latina, di un terrorista ricercato in Francia e rifugiatosi in Italia: «Dimostra l’intensa attività di prevenzione svolta sul territorio nazionale che ha già condotto nel 2021 a 35 espulsioni per motivi di sicurezza dello Stato».

Nella stessa serata di sabato 10 luglio, la reazione, su Facebook, dello stesso Di Maio, che assicura: «Non saranno le minacce a fermare l’azione dell’Italia nella lotta al terrorismo. E lo stiamo dimostrando con i fatti. La recente ministeriale della Coalizione anti-Daesh, che si è tenuta per la prima volta nel nostro Paese e alla quale hanno preso parte 85 delegazioni in rappresentanza di altrettanti Paesi e organizzazioni internazionali, è stata importante per rinnovare questo preciso impegno e rafforzare il ruolo dell’Italia», sottolinea, affermando che «stiamo lavorando con grande determinazione per tutelare la sicurezza dei nostri cittadini, fermare i flussi migratori irregolari e bloccare i trafficanti di esseri umani».

Al centro della riunione ministeriale, ricorda, c’è stata «l’importanza di combattere le cellule terroristiche non solo in Medio Oriente ma anche in Africa, in particolare in aree come il Sahel dove la destabilizzazione sta producendo proprio l’aumento dei flussi migratori e i traffici di ogni tipo. Siamo decisi ad andare avanti sia sul lato militare, potenziando l’azione della Coalizione, che su quello della cooperazione allo sviluppo, supportando le Istituzioni locali», prosegue. Per Di Maio, «stabilizzare la Siria, l’Iraq e il Sahel significa fermare all’origine, in stretta cooperazione con i nostri alleati e i governi interessati, il fenomeno terroristico». Quindi, la conclusione: «Il nostro è un grande Paese, forte e coeso, e la vicinanza che mi avete dimostrato oggi ne è l’ennesima testimonianza. Andiamo avanti uniti».

12 luglio 2021