L’invito di Gesù a guardare la terra assetata d’amore

L’Ascensione, ultimo esodo del Dio incarnato dal mondo dove era sceso per volere del Padre. Resta, per chi lascia, il compito di irrorare le ferite con l’olio della pace

«Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui».

Il viaggio di Gesù continua a battere le sue tappe. Quella che leggiamo all’inizio del libro degli Atti degli Apostoli è l’ultima che il Signore opera sulla terra, prima di ritirarsi nel cuore del Padre. La tradizione ha sempre immaginato l’Ascensione del Signore come un volo che porta il corpo del Risorto su su, fino a scomparire negli abissi luminosi del cielo. Ed ecco le facce dei suoi discepoli sollevate a seguirne la scia, spaventate all’idea di restare senza di lui, soli senza il loro Dio, il Maestro, la fonte del loro futuro.

È l’ultimo esodo del Dio incarnato, dal mondo dov’era sceso per volere del Padre. Al primo esodo – quello dal Cielo alla terra – segnato dalla nascita a Betlemme, va a succedere, adesso, un cammino a ritroso una risalita da Colui che l’aveva mandato. Ma molte cose son cambiate in virtù del suo viaggio sulla terra, della sua esperienza umana. È morto per amore sulla Croce, e quella Croce d’inverno e di dolore s’è fatta fiume di primavera, un legno tempestato di germogli. Mentre Lui sale al Cielo, quei germogli restano sulla terra e devono ricrearla, consolarla di vita rinnovata.

Vasi di speranza sono quelli che Egli lascia: i suoi discepoli, i suoi amici, sua madre, le donne che l’avevano seguito, i suoi fratelli e tanti altri ancora che assistono attoniti all’esodo del loro Signore. Due uomini vestiti di bianco – forse due angeli – vengono a scuoterli con la loro voce: smettete di guardare il cielo, di chiudervi nella paura e nella nostalgia, guardate, piuttosto, la terra assetata d’amore, affamata di una parola di liberazione. Ricordate quanto vi ha promesso e vi ha chiesto di fare, prima di uscire dall’orizzonte della vostra vista materiale: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Aveva chiesto loro di essere testimoni del suo Corpo Risorto, di quel sogno che il mondo continua a vagheggiare e che ancora è quanto mai da realizzare. Ma questo è il loro compito: uscire sulla terra, denunciarne la vergogna dell’odio e del disprezzo, solcare i fossati delle sue ferite, irrorandoli con l’olio della pace, con la forza del dono dello Spirito.

15 marzo 2022