L’intelligenza artificiale, sfida e risorsa a difesa della pace

A Santa Maria ai Monti l’incontro con il teologo francescano Paolo Benanti promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, sul messaggio del Papa per la Giornata mondiale celebrata il 1° gennaio. Sotto la lente anche l’impatto nel mondo del lavoro

A un primo impatto aveva ingannato tutti la foto di Papa Francesco con il piumino bianco alla moda, diventata virale sul web quasi un anno fa. Finta, naturalmente, creata dall’intelligenza artificiale, ma così tanto realistica da raggiungere oltre 25 milioni di visualizzazioni.

L’elemento più preoccupante, secondo padre Paolo Benanti, intervenuto ieri, 9 dicembre, all’incontro “Intelligenza artificiale e pace” nella parrocchia di Santa Maria ai Monti di Roma, è che l’immagine sia opera di un magazziniere e non di un esperto di informatica. Dunque, l’intelligenza artificiale, in questo caso generativa, può essere utilizzata con grandi risultati da tutti, arrivando a creare effetti imprevedibili sull’opinione sociale. E Benanti lo ha messo bene in evidenza, presentando il contesto in cui si inserisce quest’anno il messaggio di Papa Francesco per la cinquantasettesima Giornata mondiale della pace, celebrata lo scorso 1° gennaio.

Benanti è uno dei massimi esperti della materia, professore di teologia, membro dell’Artificial Intelligence Advisory Board promosso dall’Onu e da qualche giorno anche consulente di Palazzo Chigi per il medesimo tema. Così il religioso ha sottolineato l’importanza di un giusto utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ottica di una società che deve essere improntata alla valorizzazione antropologica e alla pace.

L’esperto si è soffermato anche sull’eventuale impatto sociale nel mondo del lavoro. Gli impieghi che le macchine governate dall’IA potranno surrogare con più facilità sono quelli della classe media, togliendo occupazione. Un panorama che accentuerebbe le diseguaglianze. Questo possibile impatto, ha spiegato, «andrà gestito, regolato e accompagnato, senza benedirlo, né condannarlo». Specie a difesa della democrazia, della pacifica convivenza tra i popoli e della giustizia sociale.

Il tutto anche grazie ai principi espressi da Francesco nel suo messaggio. «Il pontefice possiede il dono di portare la Chiesa sulla frontiera di quello che succede», ha sottolineato Benanti, il quale ha richiamato in particolare il punto otto del testo papale, dove il pontefice sostiene che ci sia bisogno della cooperazione di tutti, esortando in particolare le organizzazioni internazionali «a svolgere un ruolo decisivo nel raggiungere accordi multilaterali e nel coordinarne l’applicazione e l’attuazione». La Comunità delle nazioni, si legge nel messaggio, «deve lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme. L’obiettivo della regolamentazione, naturalmente, non dovrebbe essere solo la prevenzione delle cattive pratiche, ma anche l’incoraggiamento delle buone pratiche, stimolando approcci nuovi e creativi e facilitando iniziative personali e collettive».

Nelle parole del teologo francescano, «il messaggio del pontefice è in sostanza un invito a diventare operatori di pace, ovvero a vivere con la Chiesa e da Chiesa queste sfide, nelle relazioni sociali». Sulla stessa scia le conclusioni di Oliviero Bettinelli, vice direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato. Mentre in apertura dell’incontro, dopo un momento di preghiera guidato dal vescovo ausiliare Riccardo Lamba, il parroco di Santa Maria ai Monti , monsignor Francesco Pesce – che è anche direttore del medesimo Ufficio diocesano -, ha citato l’enciclica Pacem in terris di san Giovanni XXIII, secondo cui «la pace è l’insieme delle relazioni positive tra individui e comunità». Una regola che vale ancor più nell’era dell’intelligenza artificiale.

10 gennaio 2024