L’informazione, «servizio alla verità e al bene comune»

Nella 57ª Giornata mondiale, la Messa dei giornalisti di Roma e il Regina Coeli con il Papa. Albanese (Ufficio diocesano): «Leggere il presente con gli occhi di Dio»

Il giornalista deve essere «sempre al servizio della verità e del bene comune». È l’auspicio di Papa Francesco che ieri, domenica 21 maggio, al termine della recita del Regina Coeli, in occasione della 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha rivolto un saluto a tutti gli operatori dell’informazione e ha chiesto per loro un applauso. Tra i 25mila fedeli in piazza San Pietro ad ascoltare le parole di Bergoglio erano presenti anche alcuni giornalisti che venerdì e domenica hanno partecipato alle iniziative promosse dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma con l’Ordine dei giornalisti del Lazio, Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana) e Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) Lazio, Paoline e Weca (Associazione WebCattolici Italiani). Per l’edizione 2023, la Giornata ha avuto come tema “Parlare col cuore. Secondo verità nella carità”, perché, ha spiegato Francesco, «è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente».

Dopo la preghiera, il pontefice ha rinnovato la vicinanza alla popolazione dell’Emilia Romagna colpita dalle inondazioni e a quelle piegate dai conflitti. «Non abituiamoci alla guerra», le parole del Papa, il cui pensiero è andato «al martoriato popolo ucraino» e alle popolazioni in Sudan dove «è triste, ma a un mese dallo scoppio delle violenze la situazione continua a essere grave». Ha quindi incoraggiato «gli accordi parziali finora raggiunti» nel Paese africano, rinnovato «un accorato appello affinché vengano deposte le armi» e invitato la comunità internazionale a «non risparmiare alcuno sforzo per far prevalere il dialogo».

Per la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ieri, 21 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore, i giornalisti di Roma si sono ritrovati nella chiesa di San Lorenzo in Piscibus, sede del Centro internazionale giovanile San Lorenzo, per la Messa presieduta dal padre comboniano Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma, e concelebrata da don Stefano Cascio, consulente ecclesiastico dell’Ucsi Lazio. Nell’adempimento quotidiano della professione, il giornalista, ha affermato padre Albanese, è chiamato «per vocazione a svolgere un ruolo profetico» ossia, «quello di saper leggere il presente con gli occhi di Dio».

La condizione per essere un testimone credibile, un «missionario della comunicazione», è quella di porsi «in un atteggiamento di servizio» perché la corretta informazione, ha proseguito padre Giulio, altro non è che «un servizio, una diaconia». Come gli evangelisti furono inviati ad annunciare la buona novella, così i giornalisti, nel vivere «il ministero a loro affidato», sono chiamati a «prendere taccuino e penna per redigere un testo che è buona notizia». E c’è un altro aspetto che deve accomunare i discepoli di Cristo con gli operatori dell’informazione. Come i primi, vedendo Gesù dubitarono di se stessi e delle proprie capacità, così i giornalisti, nell’esercizio della professione, non devono sentirsi «latori della verità – ha proseguito il direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali -. La verità è solo Gesù. Le persone che non hanno dubbi sono fondamentalisti, soggetti destabilizzanti. I dubbi sono grazia di Dio perché esprimono la voglia di ricerca, di tensione ideale».

22 maggio 2023