L’impegno di Sant’Egidio per la pace in Centrafrica

Nella sede della Comunità, due giorni di colloqui tra gli attori politici della Repubblica, per superare lo stallo politico-istituzionale che pesa sul Paese

Si chiude oggi, 29 settembre, nella sede romana della Comunità di Sant’Egidio la due giorni di colloqui con gli attori politici della Repubblica Centrafricana. L’obiettivo: superare lo stallo politico-istituzionale che pesa da quasi un anno sul Paese. A riferirlo è l’emittente Radio France internationale (Rfi), che informa sulla presenza degli ex primi ministri Nicolas Tiangaye, Mahamat Kamoun e Martin Ziguele. Da tutti, l’esortazione al «dialogo inclusivo».

Tra i partecipanti alla due giorni anche Christian Guenebem, rappresentante della coalizione ribelle del Pcc che ha guidato un’offensiva militare contro l’esercito alla vigilia delle presidenziali di dicembre. Di tale schieramento fa anche parte l’ex presidente François Bozizé, accusato di aver alimentato le violenze degli ultimi mesi. Stando a Rfi, la presenza di quest’ultima formazione è stata contestata dal governo. «Coloro che hanno preso le armi per destabilizzare il Paese non dovrebbero essere presenti al dialogo, non c’è dibattito al riguardo», è il commento del portavoce della presidenza Albert Yaloke Mokpeme. Una posizione, questa, promossa a Roma dal rappresentato dal primo vicepresidente dell’Assemblea nazionale Évariste Ngamana e dal capo di gabinetto del primo ministro Ernest Mada. A rappresentare la società civile, invece, Pamela Derom, presidentessa del Consiglio dei giovani.

La Comunità di Sant’Egidio si è da tempo proposta come mediatrice del dialogo, offrendo ai protagonisti della politica nella Repubblica centrafricana uno spazio neutrale in cui incontrarsi. Una mediazione, insomma, sul modello di quella già portata avanti anche per il Sud Sudan.

29 settembre 2021