Ligabue a Roma in cerca di un “noi”

Il rocker racconta il suo tour in cui presenta il nuovo disco “Dedicato a noi”. Due le date in programma nella Capitale: il 18 e 19 novembre al Palazzo dello Sport. Tante le «sorprese» del rocker

«Totti ovunque alle pareti e maglie della Roma / fuori un po’ di ponentino tiene più deciso il cielo e il panorama»: è una delle strofe divisive di “Una canzone senza tempo”, singolo di Luciano Ligabue che, insieme a “Riderai”, ha anticipato l’ultimo album “Dedicato a noi”, pubblicato di recente. Anche se i fan di Ligabue tifosi della Lazio non l’avranno presa bene, le intenzioni del rocker di Correggio – noto tifoso interista – erano buone: celebrare Roma, una città senza tempo, dove «è tutto uguale, come sospeso nel tempo, anche le stesse reliquie sportive appese ai muri – ha spiegato -, perché se è vero che Roma è la città eterna, allora è proprio lì che il tempo ha un altro valore, nonostante i cambiamenti. Ed è proprio Roma, con i suoi difetti (si parla anche delle buche maledette dai tassisti nella stessa canzone), certo, ma anche con tutto il suo incanto, a essere la cornice più giusta per una storia senza tempo». Con un album “Dedicato a noi”, a tutti, per un bisogno dell’autore di sentirsi parte di un tutto, nel bene e nel male e in un momento storico complicato.

«Un quadro d’insieme che deve fare i conti con questi ultimi anni – ha spiegato il cantautore, che come per tutti i suoi dischi, ha firmato testi e musiche -. L’inizio di questo decennio è il peggiore che si ricordi da chi ha la mia età. Alla pandemia, alla guerra in Ucraina, agli effetti sempre più disastrosi del cambiamento climatico, si è aggiunta un’estate di terribile cronaca nera. Ci sarebbe altro da aggiungere a questo drammatico elenco ma mi fermo cercando piuttosto di sottolineare una delle sue conseguenze: viviamo una maggiore fragilità sociali». Parole di un Ligabue che sembra quasi uscire dagli stadi e mettersi al fianco del suo pubblico, che, con trent’anni di carriera, 25 album, 7 libri, 3 film, oltre 800 concerti tra teatri, club, palasport, stadi e grandi spazi all’aperto, è ormai transgenerazionale. «Era da prima della pandemia che non facevo un tour vero e proprio, abbiamo fatto concerti grossi ma un po’ isolati. Sono felice di essere in tour, che è la mia vera e propria vacanza. Nei palazzetti ricordo bene che siccome è tutto chiuso, anche il suono è chiuso, viene fuori una risposta molto selvatica e su questo conto molto».

Di certo Roma lo ha sempre accolto molto bene e queste saranno rispettivamente la sessantaseiesima (18 novembre) e sessantasettesima (19 novembre) volta nella Capitale in trent’anni e lui proverà ancora a condividere con il suo pubblico capitolino – a prescindere dal tifo calcistico – musica, parole e stati d’animo. «Come ci si comporta quando aumentano le paure, gli egoismi, le tensioni reciproche? Quando si perdono dei punti di riferimento?», si è chiesto presentando il nuovo album. «Immagino che le risposte possano essere diverse per ognuno, ma in “Dedicato a noi” ho provato a raccontare dove sto cercando le mie. Stringendomi sempre di più a chi ho vicino, affidandomi alla memoria (ma cercando di non indulgere troppo in facili nostalgie), accendendo di nuovo (e comunque, diciamolo, testardamente) un senso di speranza e di appartenenza. Il bisogno di far parte di qualcosa, magari ancora di quel “noi”. Quel “noi” che non si preoccupa, né mai lo ha fatto, di sentirsi “fuori moda, fuori posto, insomma sempre fuori, dai”. A quel “noi” questo album è “dedicato”».

Intanto, per i live, una scaletta diversa per ogni concerto, in cui oltre ad alcuni brani contenuti nel nuovo album non mancheranno le hit più amate dal pubblico e tante sorprese che renderanno ogni concerto unico: «Ci sono diverse sorprese – spiega Ligabue – che mi piace lasciare tali. Vorrei ancora offrire alla gente la possibilità del gusto della sorpresa. Sono un po’ annoiato del fatto che la gente sappia già le canzoni che fai, e al concerto guardano la scaletta. La mia intenzione, a questo giro, anche se tecnici e musicisti mi hanno infamato a più riprese, perché costa più lavoro, più impegno e più concentrazione, è di vivere più di sorpresa anche la nostra esperienza e soprattutto farla vivere a chi verrà».

Sul palco Luciano Ligabue sarà accompagnato da “Il Gruppo”: Fede Poggipollini (chitarra), Niccolò Bossini (chitarra), Max Cottafavi (chitarra), Luciano Luisi (tastiere), Ivano Zanotti (batteria) e Davide Pezzin (basso). Assente sul palco il figlio Lenny Ligabue, il primogenito di Luciano, oggi 25enne, che ha suonato la batteria in tutti i brani dell’album ed è stato anche assistente alle registrazioni. Ma la storia continua e, date le premesse il nome Ligabue suonerà ancora per molto tempo.

10 novembre 2023