Liceo Newton: orario ridotto ma «è bello tornare a guardarsi negli occhi»

Allo scientifico di viale Manzoni tre turni di ingresso, lezioni con la mascherina e carenze nell'organico ma «abbiamo dato il massimo per permettere ai ragazzi di rientrare in classe», afferma la preside Costarelli. Gli studenti: «Cerchiamo di andare avanti con la nostra vita»

Per permettere agli studenti di tornare in classe e garantire il distanziamento, si sono “sacrificati” anche i professori. Al liceo scientifico “Isacco Newton” di viale Manzoni, esattamente al centro tra piazza San Giovanni in Laterano e piazza Vittorio Emanuele, è stato abbattuto un tramezzo e dimezzata l’aula dei docenti per ricavare una classe spaziosa. «Per quest’anno si dovrà fare a meno anche dell’aula magna e della palestra, entrambe allestite per le lezioni», spiega Cristina Costarelli, da tre anni preside dell’istituto che ha una succursale in un ex convento benedettino in via dell’Olmata. Il consiglio d’istituto «ha giocato d’anticipo» e già ai primi di luglio ha ordinato i banchi monoposto facendo riferimento ai fondi del decreto rilancio. «I primi 500 banchi sono già stati consegnati – prosegue la dirigente -. Altri 400 sono stati ordinati con il bando del commissario straordinario del governo per l’emergenza Covid Domenico Arcuri. Dovrebbero consegnarli nel mese di ottobre».

Fino al 26 settembre è in vigore l’orario ridotto e i 1.080 studenti seguiranno tre ore di lezione in 43 classi. Per evitare assembramenti, l’accesso in aula avviene in tre turni: 8.10, 11.30 e l’ultimo con lezioni che iniziano alle 15. Tra un turno e l’altro il personale scolastico effettua la sanificazione dei locali. Le classi, comunque, non saranno mai tutte presenti a scuola ma svolgeranno attività didattiche in presenza cinque giorni a settimana. «Purtroppo per tutte le classi è necessario un giorno di didattica a distanza» dice Costarelli. Il nuovo orario scolastico non ha riscosso molto successo tra gli studenti. «Come in tutte le cose, ci sono lati positivi e lati negativi – afferma Lavinia, che frequenta il secondo liceo -. Per ora è in vigore per le prime due settimane di scuola, poi vedremo». Riccardo preferirebbe «l’orario normale ma l’importante è tornare a guardare negli occhi professori e compagni». Alessio si definisce «molto pigro» e quindi l’ingresso alle 11.30 «è molto utile per chi ama alzarsi tardi». Per Sveva invece l’inizio della didattica alle 15 «va a discapito di chi fa sport il pomeriggio e dovrà rinunciare agli allenamenti». I genitori della ragazza, per evitare contagi, al momento le hanno vietato di utilizzare i trasporti pubblici. «Si stanno organizzando con i genitori di Lavinia per accompagnarci e per venirci a prendere dopo le lezioni – spiega Sveva -. Questi orari d’ingresso non combaciano con quelli del loro lavoro».

Nonostante tutto, gli studenti sono felici di essere tornati a scuola. «Sono cambiate tante cose ma è stato bello rivedere i compagni di classe – dice Stefania -. Manca il non poterci abbracciare ma cerchiamo di andare avanti con la nostra vita, anche se siamo costretti a indossare tutto il tempo la mascherina». Al momento a ogni classe viene assegnata un’aula diversa ogni giorno e per Claudio «è stato interessante vedere quanto si sono impegnati i professori pur di farci tornare a scuola». Inizialmente Luca era «preoccupato di essere esposto al contagio ma i docenti sono molto attenti affinché tutte le regole vengano rispettate».

Uno dei motivi che ha costretto il consiglio d’istituto a optare per l’orario ridotto è la carenza dell’organico. Attualmente i docenti sono 85: mancano all’appello quattro professori di matematica e due di educazione fisica. «Abbiamo lavorato tutta l’estate e abbiamo dato il massimo per permettere ai ragazzi di rientrare in classe – aggiunge la preside Costarelli -. Non abbiamo mai pensato di posticipare l’avvio delle lezioni anche se la sede centrale chiuderà per le votazioni di domenica 20 e lunedì 21 settembre». Auspicando di poter tenere la scuola aperta tutto l’anno, la dirigente si dice «sollevata» per aver “superato” il 14 settembre. «C’era troppa aspettativa per la riapertura delle scuole e questo certo non ha aiutato – conclude -. Mi sveglio ancora pensando alle cose da fare. Sicuramente c’è da apportare qualche miglioria ma era inevitabile che queste necessità emergessero solo con l’avvio delle lezioni».

17 settembre 2020