Liceo classico Albertelli, obiettivo: evitare la didattica a distanza

Il neo dirigente Antonio Volpe racconta l’impegno per assicurare lezioni in presenza per tutti, con orario regolare da subito. Ma mancano i banchi

Per l’anno scolastico 2020/2021, segnato dall’emergenza Covid-19, il liceo classico “Pilo Albertelli” ha accettato la sfida di una didattica in presenza per tutti, con lezioni sei giorni a settimana e orario regolare da subito. L’istituto a due passi dalla stazione Termini, teatro il 20 dicembre scorso di una visita a sorpresa di Papa Francesco, ha riaperto i battenti il 18 settembre per accogliere le prime classi. Tutti gli altri sono tornati in aula il 23, dopo lo stop di alcuni giorni per far spazio ai seggi elettorali. Il neo dirigente Antonio Volpe ha instaurato «un dialogo diretto e corretto con studenti e famiglie». Fin dal primo giorno di lezione ha iniziato un tour nelle 36 classi per presentarsi ai 930 studenti di uno dei più antichi licei di Roma, raccomandando a tutti «massima prudenza». Intento del corpo docente è evitare la didattica a distanza, «fatto salvo casi eccezionali come l’assenza per motivi di salute – puntualizza Volpe -. Vogliamo i nostri studenti in classe. Ce lo hanno chiesto il governo, le famiglie, gli studenti e gli insegnanti». Per il dirigente, che quest’anno funge anche da preside reggente del liceo scientifico “Pascal” a Labaro, la scuola italiana «sta dando una grande prova di maturità. Per dare tranquillità ai ragazzi e alle famiglie sta affrontando tante dinamiche inedite con responsabilità e spirito di servizio».

 

 

 

 

 

Per evitare assembramenti, sono stati predisposti tre ingressi, due riservati agli studenti (via Daniele Manin e via dell’Esquilino) e uno ai docenti (via Farini). All’entrata, termoscanner e dispenser con igienizzante. Per garantire il distanziamento fisico, ricavare l’aula Covid e l’infermeria, sono state adibite per le lezioni le aule più grandi e per quest’anno bisognerà rinunciare ai laboratori di informatica e di fisica. Si svolgerà didattica anche nell’aula dei docenti e nell’aula magna, solitamente sede della biblioteca storica. Al momento non sarà utilizzata per le lezioni l’Aula delle Migrazioni intitolata “Ai caduti del Mediterraneo” inaugurata nell’ottobre scorso per lo studio del fenomeno migratorio partendo dalla storia antica. «Fino a cessata emergenza sono state sospese le attività extra didattiche – prosegue il preside -. I percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (ex alternanza scuola – lavoro) e gli incontri del coro si svolgeranno prettamente online». Sacrificato anche l’intervallo, che non si svolgerà più nel cortile perché «sarebbe difficile ricavare la tracciabilità per risalire ai contatti in caso di contagio».

 

 

 

 

 

Pochi giorni dopo l’inizio delle lezioni, non si registrano criticità, fatta salvo la mancata consegna dei banchi monoposto. Solo una cinquantina quelli recapitati, gli altri dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. Auspicio degli studenti «è che li distribuiscano quanto prima». Per assicurare la distanza tra i ragazzi «in molte classi sono stati eliminati anche i banchi che c’erano prima ed è difficoltoso non avere un punto d’appoggio», spiega Luca. «Prendiamo appunti con i block notes sulle gambe – rimarca Francesca -. Dopo qualche ora è stancante». A chi come Tommaso si lamenta perché «oltre a non esserci i banchi, i termoscanner non funzionano bene e ci sono ancora delle situazioni da migliorare» risponde Chiara ricordando ai suoi compagni che «stiamo vivendo una situazione nuova per tutti. I professori ce la stanno mettendo tutta e grazie al loro impegno le lezioni sono potute ripartire in sicurezza». Interviene Angelo, il quale rimarca che «non tutti gli istituti sono ripartiti con didattica in presenza sei giorni a settimana. Bisogna riconoscere che sono stati fatti notevoli sforzi e al momento sta funzionando tutto al meglio». E se per Carlotta «è stato bello ritrovare i compagni e tornare a studiare insieme», Sveva non nasconde che un po’ le manca la didattica a distanza. «Riuscivo a seguire meglio le lezioni e a organizzarmi meglio con lo studio – spiega -. Dal punto di vista prettamente formativo preferivo quella, per il resto sono contenta di essere tornata a scuola e di aver ritrovato i miei compagni».

1° ottobre 2020