Libia, il premier Conte: Italia «in prima linea nella de-escalation»

Il presidente del Consiglio ha incontrato ad Ankara il presidente turco Erdogan. «Noi siamo facilitatori della pace, auspichiamo un processo politico»

È di ieri mattina, 13 gennaio, l’incontro del presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuseppe Conte ad Ankara con il presidente della Repubblica turca Recep Tayyip Erdogan. Immediata la reazione del premier italiano via Twitter: «Incontro costruttivo sulla Libia con il presidente Erdogan. Cessate il fuoco e processo politico per la pace e la stabilizzazione. L’Italia in prima linea nella de-escalation in tutta la regione».

«L’Italia non può non recitare una parte – ha ribadito incontrando i giornalisti al termine dell’incontro -. Ce lo riconoscono tutti e ci sono ragioni storiche, economiche, culturali che ci riconoscono questa influenza sul terreno libico. La nostra è un’influenza che spendiamo non per ipotecare il futuro per il nostro bieco interesse ma per indirizzare il popolo libico verso il benessere, prosperità autonomia e, soprattutto, indipendenza». Per il premier, nel contesto libico «ci deve essere un ruolo per le Nazioni Unite, assolutamente. Il processo politico dev’essere condotto sotto l’egida dell’Onu. Per quanto riguarda poi le modalità concrete per assicurare che questo cessate il fuoco sia duraturo – ha proseguito – le studieremo a Berlino, ci confronteremo. Tra le varie opzioni sul tavolo c’è sicuramente quella di un gruppo d’interposizione» con le forze militari.

Nelle parole del presidente Conte, «noi siamo facilitatori della pace, auspichiamo un processo politico. Rivendichiamo questo ruolo, questo primato. Non dobbiamo fare né i tifosi da stadio né fare valutazioni o commenti di piccolo cabotaggio», è l’invito: «Questa non è una rincorsa a chi fa prima, a chi fa di più: se tutti non lavoriamo nella medesima direzione, se tutti non riusciamo a convergere su un’agenda condivisa non si va da nessuna parte». Per questo «personalmente saluto come estremamente positive l’iniziativa, le dichiarazioni turche e russe che, avendo in questo momento un ruolo sul terreno, cosa che l’Italia non ha per scelta personale, politica, strategica». Sul ruolo di Turchia e Russia, il premier ha precisato poi che «non possono essere due Paesi a dettare l’agenda di un processo politico, per cui nella conferenza di Berlino lavoreremo tutti insieme. L’Italia – ha ribadito – non vuole assumere un ruolo primario in modo da condizionare il futuro per i suoi personali interessi. Dobbiamo lavorare per l’interesse del popolo libico».

Nel frattempo, il premier del governo di accordo nazionale Al Serraj nella giornata di ieri ha sottoscritto l’accordo di cessate il fuoco a Mosca, mentre il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale libico, ha lasciato Mosca senza firmare l’accordo. Lo riporta l’agenzia RIA Novosti, che cita una sua fonte. Secondo Al Arabiya, Haftar ha giustificato la mancata accettazione del cessate il fuoco affermando che il documento proposto ignora molte richieste dell’esercito nazionale libico. Ancora, Al Arabiya riporta che successivamente sono ripresi i combattimenti a sud di Tripoli mentre il portale Al Wasat, cirando testimoni oculari, parla di colpi di artiglieria sentiti nei sobborghi di Salah Al-Deen e Ain Zara, sempre a sud della Capitale libica.

14 gennaio 2020