Libano, la premier Meloni: impegno per una de-escalation

La presidente del Consiglio italiana ha sentito il suo omologo libanese Najib Mikati. Ribadito l’impegno italiano per un cessate il fuoco e per una soluzione diplomatica

Nel giorno di inizio dell’operazione di terra di Israele in Libano, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha avuto oggi, 1° ottobre, una conversazione telefonica con il primo ministro del Libano Najib Mikati. La notizia arriva direttamente da Palazzo Chigi, in una nota in cui si riferisce che «nel rinnovare la vicinanza dell’Italia al Libano e al popolo libanese e nel ricordare i primi aiuti immediati alla popolazione civile stanziati ieri dal governo, la presidente del Consiglio ha ribadito l’impegno italiano per un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica al conflitto che permetta agli sfollati di tornare alle proprie case». E ancora: «L’Italia, anche quale presidenza di turno del G7, continuerà a lavorare per una de-escalation a livello regionale». La  presidente Meloni, si legge ancora nella nota, «ha infine ricordato il ruolo cruciale dei militari italiani presenti nel sud del Libano all’interno della missione Unifil, sottolineando l’importanza della loro sicurezza».

Da parte sua, il premier libanese, riferisce la Bbc, chiede «con urgenza» alla comunità internazionale «più aiuti per intensificare i nostri sforzi e fornire sostegno ai civili sfollati». Sfollati che dal mese scorso, vale a dire da quando sono iniziati i raid israeliani contro Hezbollah, sono «circa un milione». Miqati è intervenuto durante una riunione con rappresentanti delle organizzazioni delle Nazioni Unite e ambasciatori dei Paesi donatori incentrata sulla crisi degli sfollati. E, riporta l’agenzia Nna, ha parlato della «guerra devastante scatenata da Israele».

Per l’Unifil, la missione Onu in Libano, «qualsiasi incursione nel Paese viola la sovranità e l’integrità territoriale libanese e viola la risoluzione 1701», scrivono in una nota, precisando che «nonostante questo pericoloso sviluppo – ovvero l’inizio delle operazioni di terra delle Idf nel Paese dei cedri – le forze di peacekeeping rimangono in posizione. Abbiamo piani di emergenza pronti da attivare se assolutamente necessario», si legge ancora nella nota, che esorta le parti a «fare un passo indietro» e a evitare un’escalation che «porterà solo più violenza e più spargimento di sangue. I civili devono essere protetti, le infrastrutture civili non devono essere prese di mira e il diritto internazionale deve essere rispettato», concludono dalla missione Onu, esortando le parti a rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e la 1701 «come unica soluzione praticabile per riportare la stabilità in questa regione».

1° ottobre 2024