L’eutanasia e il rischio di ridurre tutto a un protocollo

In un articolo sull’Osservatore Romano, il presidente di Scienza&Vita Gambino commenta il disegno di legge attualmente all’esame della Camera

Dalle colonne dell’Osservatore Romano il presidente dell’associazione Scienza&Vita Alberto Gambino interviene sul disegno di legge sulla morte medicalmente assistita, al momento all’esame della Camera dei deputati. «Un testo normativo, che legittimi la compartecipazione al suicidio di un essere umano non lascia spazio ad alcuna approvazione – scrive -. Né, di per sé, lo si può considerare ineluttabile in ragione dell’invito a legiferare della Consulta».

Nell’analisi del giurista, il testo all’esame dei deputati «anziché far valere una prospettiva solidaristico-relazionale verso i problemi del fine vita, scivola in una rigida procedimentalizzazione di protocolli di risoluzione di quei problemi, orientata a procurare la morte del paziente». Quindi, prendendo in prestito le parole pronunciate ieri mattina, 9 febbraio, da Francesco nell’udienza generale, ribadisce che «la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata». Il ddl, in sostanza, «ribalta la prospettiva della Corte costituzionale trasformando l’aiuto al suicidio in una sorta di pratica sanitaria inclusa nei livelli ordinari di assistenza. Il che impone (come indicato nel ddl) la previsione dell’obiezione di coscienza per il personale sanitario; previsione che, peraltro, appare lacunosa e indebitamente parziale», commenta Gambino.

Da ultimo, un monito: «Un coinvolgimento diretto e capillare delle strutture sanitarie aprirebbe a veri e propri protocolli e prassi mediche di enorme impatto sulla percezione collettiva», afferma il presidente di Scienza&Vita, che sottolinea «l’inquietudine che tutto ciò finisca per rappresentare una spinta verso scelte esiziali drammatiche ed esito di solitudine esistenziale, che certamente non è nelle intenzioni degli stessi proponenti del ddl».

10 febbraio 2022