L’esperienza di Casa Betania attraverso “30 anni di cambiamenti”
All’inizio del percorso per l’anniversario della struttura, l’incontro con il sociologo Magatti: une lettura della «nuova epoca» aperta dalla caduta del muro di Berlino, nel 1989
La dimensione relazionale e l’essere legati e interdipendenti agli e dagli altri sono alla base della vita per ogni essere vivente, perché «non c’è nessuna forma di vita che si dà a prescindere». A dirlo sono gli studi scientifici, a ribadirlo è stato ieri sera, 14 marzo, Mauro Magatti, docente di sociologia e analisi e istituzioni del capitalismo contemporaneo all’Università Cattolica di Milano, intervenendo al primo dei 5 appuntamenti organizzati da “Casa Betania” in occasione dei 30 anni dalla fondazione della struttura di accoglienza. L’obiettivo dell’incontro – che ha avuto luogo nella parrocchia di San Fulgenzio, alla Balduina – è stato analizzare i “30 anni di cambiamenti” che hanno interessato a livello mondiale la vita sociale, politica ed economica, quindi quelli trascorsi dal 1993 – quando i coniugi Dolfini avviarono il progetto della casa famiglia di Pineta Sacchetti – a oggi.
Esattamente 30 anni fa «stava cominciando davvero una nuova epoca», avviata nel 1989 dalla «caduta del muro di Berlino, che ha cambiato il mondo, accelerando la crisi dell’Unione sovietica – ha spiegato Magatti -. In Italia, in particolare, avveniva il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica». In quegli anni, ha proseguito l’esperto, «l’epoca del dopoguerra con tutte le sue diramazioni era terminata» e a partire dai cambiamenti innescati da ciò «noi siamo dentro un’altra metamorfosi e siamo oggi da un’altra parte della storia», con tra le mani «un’eredità che lascia questioni aperte e che stanno emergendo, tra luci e ombre, per il tempo che viene».
L’eredità che viene dalla caduta del muro di Berlino è quella della globalizzazione, cioè l’idea che «una volta finita la contrapposizione tra Est e Ovest il nostro modello si sarebbe diffuso a tutto il pianeta e questa è stata la percezione sia delle élite sia della gente comune – ha illustrato ancora Magatti -. Abbiamo pensato che il mondo potesse entrare in una fase di espansione e che ciascuno fosse invitato a darsi da fare per cogliere le opportunità che il nuovo sistema sociale ed economico offriva». Da qui deriva «la cornice culturale» basata sull’idea di «autorealizzazione» e anche sulla «scoperta del desiderio: la globalizzazione offre opportunità per tutti e ciascuno ha questa vita da realizzare», ha spiegato il sociologo, osservando come «la crescita economica aumenta le possibilità di vita per tutti, che non significa solo più consumi ma anche più sogni da realizzare».
Sebbene questa visione «sia ineccepibile e legittima – ha continuato – e nonostante questa fase abbia avuto uno straordinario successo con il pil che in un solo ventennio, cioè dal 1990 al 2010, è raddoppiato, questa grande accelerazione e questa stagione potentissima, che ha fatto uscire dalla povertà centinaia di migliaia di persone, ha mostrato via via i suoi aspetti problematici». Infatti mentre «tutto si espandeva, tutto si slegava: dalle comunità politiche ai rapporti familiari e fino ai significati, con l’affermarsi di una tendenza al nichilismo, per cui ognuno ha la sua opinione che si autofonda». Questo processo ha in particolare generato nel nuovo millennio quelli che Magatti ha chiamato «quattro shock», ossia «l’11 settembre, con il mondo islamico che vede arrivare questa nostra linea nuova e non la vuole; la grande crisi finanziaria del 2008, fatta di una finanza sregolata, quella che avrebbe dovuto rendere possibili le maggiori possibilità per tutti; il 2020 con il Covid e la pandemia planetaria; infine la guerra del 2022, con la quale Putin vuole rivendicare il mito della grande Russia». Oltre a tutto questo, che ci pone «alla fine di una stagione storica, con un mondo da reinventare, abbiamo davanti a noi la montagna del riscaldamento globale – sono ancora le parole dell’esperto – ed è in arrivo la fase più profonda della digitalizzazione».
In conclusione, Magatti ha osservato che «l’idea che abbiamo coltivato di aumentare le nostre possibilità di vita era ed è pura ideologia e sta distruggendo il mondo, le relazioni e le inter-relazioni, quelle di cui parla Papa Francesco nella enciclica “Laudato si'”». Quindi «la chiave di lettura è cogliere e riconoscere la relazionalità della vita, dando vita a relazioni generative – ha concluso -. Questa stagione storica che ci ha fatto fare un salto in avanti ci sollecita a un cambiamento culturale» basato sull’idea «su cui si fonda la realtà di Casa Betania» e cioè che «siamo tutti in relazione e quindi siamo tutti responsabili l’uno dell’altro».
15 marzo 2023