L’esperienza della sinodalità nelle Chiese cristiane

Approfondimento sul tema visto da cattolici evangelici e ortodossi in un incontro ospitato dalla parrocchia di San Fulgenzio, curato dalla facoltà di Teologia fondamentale della Lateranense

Ha offerto l’opportunità di «uno scambio che sicuramente ci arricchirà» la serata di approfondimento sul tema della sinodalità organizzata ieri, 5 maggio, nella parrocchia di San Fulgenzio, alla Balduina, e curata dalla facoltà di Teologia fondamentale della Pontificia Università Lateranense. A introdurre le tre relazioni su “Esperienze di sinodalità nella Chiesa cattolica, nelle Chiese evangeliche e nelle Chiese ortodosse”, il parroco don Stefano Gaddini, che ha sottolineato l’importanza di riflettere insieme «non in modo teorico ma a partire da esperienze concrete».

Per parte cattolica, don Riccardo Battocchio, presidente dell’Associazione teologica italiana e rettore dell’Almo Collegio Capranica, ha osservato «il cambiamento di percezione e la trasformazione che si sono avuti rispetto alla sinodalità negli ultimi 20 anni almeno», laddove «si è passati dal parlarne riferendosi ad alcuni specifici eventi della Chiesa, limitati nel tempo, al percepire la sinodalità come processo, ossia come un cammino che si svolge nel tempo». Ancora, il teologo ha evidenziato come «dal riferirsi in passato solo ad alcuni membri della Chiesa, specialmente i vescovi», la sinodalità «è oggi la dimensione che riguarda tutti coloro che si riconoscono come Chiesa» e specialmente «con il pontificato di Papa Francesco è diventata un modo diffuso e comune di pensare». Questo cambiamento di visione, «che non è stato semplice né immediato», sono ancora le parole di Battocchio, chiama ciascuno alla responsabilità di rispondere «alla fedeltà al Vangelo e alla testimonianza originaria di cristiani, non permettendoci di pensarci in una dimensione individuale, specie dopo il Concilio Vaticano II», che ha offerto «una lettura del modo in cui la Chiesa è chiamata a vivere in questo tempo il Vangelo: con un’esigenza di partecipazione attiva di ciascuno, superando l’antica distinzione tra chi nella Chiesa insegna e chi apprende». In conclusione, Battocchio ha messo in luce l’importanza di «vivere il processo della sinodalità, che è un processo spirituale, sentendoci in relazione con i fratelli e le sorelle che appartengono ad altre Chiese, in un orizzonte di reciproco scambio di doni che vengono dallo Spirito Santo».

Fulvio Ferrario, docente di Dogmatica alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma, ha spiegato come «nella Chiesa evangelica, o protestante, la sinodalità non esiste come termine specifico ma si vive nella pratica» in quanto «dimensione propria sia della singola parrocchia che della Chiesa a livello internazionale». In particolare il teologo ha illustrato come «le singole parrocchie sono governate da un sinodo parrocchiale, costituito da tutti gli adulti battezzati che chiedano di farne parte», e che «elegge un governo esecutivo guidato dal ministro di culto ma che risponde all’assemblea, in una visione collegiale». Ferrario, ribadendo che quella sinodale è la natura stessa della Chiesa evangelica, ha affermato che «non saprei immaginarla in modo diverso», evidenziando inoltre come «a livello collegiale avviene il discernimento» perché «quella dell’assemblea non è una realtà simile ad una riunione di condominio ma un mettersi in ascolto dello Spirito Santo», un ascolto cui ciascuno è chiamato «in funzione e mediante il Battesimo ricevuto».

Infine è intervenuto l’arciprete Ivan Ivanov, docente di Teologia liturgica, eucaristica e sacramentale alla “St. Kliment Ohridski University” di Sofia, in Bulgaria. Il rappresentante ortodosso ha dapprima sottolineato che «nella nostra Chiesa sinodalità significa vivere un concilio, sia a livello locale che a livello ecumenico-universale», quindi ha mostrato come concretamente tale dimensione sinodale si attui «nelle tre leggi che ci guidano: quella della preghiera, quella della fede e quella della vita». Nello specifico Ivanov ha spiegato che primariamente «è importante comprendere come vivere la sinodalità nel contesto eucaristico» perché «se manca la sinodalità non c’è l’unione del corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa». Da qui, «l’importanza che la Chiesa continui a vivere alla luce della fede nel nome del Signore» e infine «la certezza che l’Eucaristia conforma la nostra fede e la nostra vita», orientandoci «a vivere nella pace del Signore».

6 maggio 2022