Lesbo, nuovo incendio nel campo di Moria

Msf: «Raso al suolo. 12mila tra uomini, donne e bambini sono stati trasferiti e sono ora in mezzo alla strada». Ancora da chiarire le origini dell’incendio

È divampato in più punti, con migliaia di persone in fuga, l’incendio che nella notte tra 8 e  9 settembre ha distrutto il campo di accoglienza di Moria, nell’isola di Lesbo. «La bomba a orologeria è esplosa – scrive su Twitter Medici senza frontiere (Msf), tra le organizzazioni presenti accanto ai rifugiati nell’isola greca -. L’accampamento di Moria è stato raso al suolo dopo che gli incendi sono iniziati la scorsa notte. Dodicimila tra uomini, donne e bambini sono stati trasferiti e sono ora in mezzo alla strada». La conferma arriva anche dal vicegovernatore dell’isola Aris Hatzikomninos, che ha riferito alla stampa locale che il campo è ormai «completamente distrutto».

A Moria vivevano tra le 12 e le 13mila persone, vale a dire circa quattro volte quelle consentite, secondo la capienza autorizzata. Secondo fonti concordanti, sarebbero state bloccate dalla polizia mentre si dirigevano verso la città portuale di Mitilene e sarebbero ora tenute in attesa. Intanto, secondo la commissaria dell’Unione europea agli Affari interni Ylva Johansson, l’Ue ha accettato di finanziare il trasferimento sulla terraferma e l’alloggio di 400 minori non accompagnati. «La sicurezza e il riparo di tutte le persone a Moria sono una priorità», ha scritto su Twitter. Ancora da chiarire le cause dell’incendio.

Marco Sandrone, capo progetto di Msf a Moria, ha reso noto che al momento i cooperanti «sono al lavoro per rispondere alle necessità» dei rifugiati. «Abbiamo visto il fuoco divampare su Moria – ha scritto su Twitter -. Tutto il campo era inghiottito dalle fiamme, c’era un esodo di persone in fuga senza alcuna direzione. Bambini spaventati e genitori sotto shock. Ora stiamo lavorando per dare loro assistenza».

10 settembre 2020