“L’eredità” di madre Teresa: il servizio ai più poveri tra i poveri

A San Gregorio al Celio la Messa nel 25° anniversario della morte. Accanto, una delle case romane delle Missionarie della carità e la struttura di accoglienza per senza dimora. Il nunzio Tscherrig: «La fede nella Provvidenza, caratteristica di queste suore»

Al civico 2 di piazza San Gregorio al Celio ieri, lunedì 5 settembre, è stato un continuo via vai. Adiacente alla chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, oltrepassando un cancello che immette in un giardino, c’è una delle case romane delle Missionarie della carità, congregazione fondata nel 1950 da madre Teresa di Calcutta, la santa dei poveri canonizzata da Papa Francesco nel 2016. Aperta nel 1975, è la seconda casa romana della congregazione (la prima in Europa fu quella inaugurata nel 1973 a Tor Fiscale, oggi residenza dei Padri Missionari della Carità).

Al Celio la Madre ha soggiornato più volte ed è possibile visitare la camera tutti i giorni, escluso il giovedì, dalle 8.30 alle 11.30 e dalle 16.30 alle 18.30. È una stanza molto piccola con un arredamento spartano: un letto, con una coperta a scacchi bianca e blu, un armadietto, una scrivania e una libreria. Ieri, giorno in cui la Chiesa fa memoria di santa Teresa di Calcutta, in occasione del 25° anniversario della morte, la stanza è rimasta aperta alle visite tutto il giorno e in tanti hanno colto l’occasione per chiedere l’intercessione della piccola “matita di Dio”, inginocchiati ai piedi del suo letto. «Che gioia vedere nelle persone tanto affetto e devozione per la Madre – dicono le Missionarie, che accolgono tutti con un sorriso -. Ognuno di loro in qualche modo ha incontrato la fondatrice e si è fatto coinvolgere dal suo messaggio».

Come tutte le case della congregazione, anche quella al Celio è umile. All’ingresso, sulla destra, c’è la cappella con il tabernacolo e un crocifisso con accanto la scritta, tutta in maiuscolo, “I thirst”, “Ho sete”: le parole di Gesù sul Golgota. Nessuna sedia, inginocchiatoio o cuscino, solo dei tappeti. Davanti alla cappella è affissa una lavagna con decine di nomi scritti dai pellegrini. «In ogni momento della giornata in cui andiamo a pregare portiamo davanti al Signore tutte le persone che ci vengono segnalate», proseguono le suore. Accanto alla struttura c’è la casa di accoglienza per 50 senza fissa dimora, tutti uomini over 50. «Persone la cui precaria condizione di salute non permette loro di vivere in strada – spiegano le religiose -. Scelgono di venire qui, noi non costringiamo nessuno. Chi lo desidera, qui troverà sempre la porta aperta». Le “sisters” vivono nel nascondimento, non amano le interviste. La loro missione è «lavorare per Gesù. Non cerchiamo i riflettori o i consensi come non li cercava Cristo. È il Vangelo che deve essere proclamato, non il nostro servizio». Vivono con lo stretto necessario, affidandosi completamente alla Provvidenza. «La Madre diceva sempre “Se credi Dio provvede, altrimenti si ferma”», riferiscono.

Di questa loro strenua fede nella Provvidenza ha parlato anche l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia, che ieri sera ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica nella chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio. Da giovane sacerdote ha avuto «il privilegio» di incontrare più volte Madre Teresa e le sue consorelle e in varie occasioni si è ritrovato «completamente disarmato davanti a tanta fede nella Provvidenza», ha detto raccontando le volte in cui è stato testimone della puntuale risposta del Signore alle preghiere delle religiose, che non si sono scoraggiate neanche quando la dispensa era completamente vuota. Ha ricordato quando in Corea, agli inizi degli anni ’80, in piena notte bussò al convento un uomo che «senza proferire parola e senza farsi vedere in volto lasciò un sacco di riso e andò via. Le suore erano arrivate a Seul da pochi giorni e nessuno le conosceva. Questa fede nella Provvidenza è una caratteristica delle Missionarie della carità che mi ha sempre impressionato sia da giovane sia tutt’ora, quando ripenso ai tanti incontri avuti con le religiose. Ho sempre ammirato questa profonda fiducia nel Signore».

Il nunzio apostolico ha portato il saluto e la benedizione di Papa Francesco e a suo nome ha ringraziato le Missionarie della carità «per le opere e la testimonianza di carità e di fede». Durante la Messa, alla quale hanno partecipato decine di volontari, ospiti delle case e religiose di altri ordini, il presule ha messo in risalto «l’instancabile missione delle religiose, quotidianamente impegnate in molteplici servizi: una testimonianza che onora tutta la Chiesa. In voi la santa intuizione di madre Teresa continua ad essere una benedizione per tutto il mondo. Il servizio verso i più poveri tra i poveri è la strada che lei ha deciso di percorrere e che ora percorrete voi». Una strada che le suore continuano ad attraversare anche in luoghi pericolosi della terra. «Cinque nostre sorelle con 50 senza fissa dimora hanno deciso di rimanere a Kiev anche in questo tragico momento di guerra – raccontano -. Preghiamo costantemente per loro, per tutte le vittime e per la fine del conflitto».

6 settembre 2022