L’epilessia si può curare, ecco le varie opzioni
Si stima che nei Paesi occidentali ne soffra una persona su cento. La terapia farmacologica, l’intervento chirurgico, le tecniche di stimolazione elettrica
L’epilessia è un disturbo neurologico cronico caratterizzato dalla ricorrenza di crisi provocate da scariche elettriche anormali a livello cerebrale ed è una delle più comuni patologie neurologiche. Infatti, si stima che nei Paesi occidentali ne soffra una persona su cento. La percezione della sua prevalenza è, tuttavia, bassa rispetto al dato reale perché molte persone tendono a tenerla nascosta, a causa del forte stigma sociale che ancora circonda questa patologia, e perché in talune persone alcuni sintomi possono essere scarsamente visibili dall’esterno. Infatti, sebbene nell’immaginario comune le crisi epilettiche siano sempre accompagnate da convulsioni, in realtà non è sempre questo il caso. Quando le crisi non sono generalizzate ma nascono da uno specifico gruppo di neuroni, chiamato focolaio epilettogeno, queste sono caratterizzate da sintomi specifici dell’area interessata. L’avvertimento di un formicolio, allucinazioni visive, sensazioni di dejà vu o di extracorporeità possono essere segnali di tali crisi, dette focali, soprattutto se accompagnati da alterazioni della consapevolezza, come una sensazione di confusione o una sospensione dello stato di coscienza. Questi sintomi, tuttavia, sono generalmente stereotipati e ripetitivi, per cui le persone affette da questa patologia avvertono più volte lo stesso disturbo.
È proprio la stereotipia di questi fenomeni, avvertiti come anormali dal paziente, che lo porta a richiedere un consulto. A questo punto, approfondimenti diagnostici e visite specialistiche diventano fondamentali nella scelta del trattamento. In questo percorso, oltre alla professionalità dei suoi specialisti, un elemento in più di sicurezza in merito alla qualità del servizio può certamente essere dato dall’accreditamento della struttura da parte della Lice (Lega Italiana Contro l’Epilessia). La più importante società scientifica del settore ha, infatti, recentemente riconosciuto l’impegno profuso in questo ambito dal Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, indicandolo come Centro Medico di III livello – Dedicato all’età adulta, il più elevato grado di accreditamento per la cura delle persone affette da epilessia.
Nonostante la complessità della patologia, infatti, identificando il giusto trattamento, l’epilessia può essere curata. La prima scelta ricade certamente sulla terapia farmacologica, a cui risponde completamente circa il 70% dei casi. Per i restanti pazienti, se affetti da epilessia a esordio focale, dopo un accurato studio volto ad identificare la regione cerebrale dalla quale origina l’epilessia, può essere valutato l’intervento chirurgico. Quando anche questa opzione non è praticabile o non è stata risolutiva, si ricorre alla neuromodulazione, ossia alle tecniche di stimolazione elettrica.
In Europa, i procedimenti approvati di questo tipo sono due: uno riguarda la stimolazione del nervo vago e l’altro è la stimolazione cerebrale profonda. In entrambi i casi, a livello dei pettorali viene posto un generatore di corrente sottocutaneo – una sorta di pacemaker – a cui è collegato un elettrodo che arriva fino al collo, nel caso della stimolazione del nervo vago, o nei nuclei profondi cerebrali, nel caso della stimolazione profonda. Attraverso queste stimolazioni elettriche, che spesso hanno effetti collaterali minori rispetto ai farmaci, è possibile interferire con l’attività epilettica, riducendo non solo la frequenza delle crisi, ma anche l’intensità e le conseguenze. (Giovanni Assenza, medico specialista in neurologia, Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico)
13 giugno 2022