L’emigrazione raccontata dai ragazzi

Premiati i vincitori de La scrittura non va in esilio e Scriviamo a colori. Padre Ripamonti (Centro Astalli): «I diritti umani, patrimonio di tutti»

Premiati i vincitori de “La scrittura non va in esilio” e di “Scriviamo a colori”. Padre Ripamonti (Centro Astalli): «I diritti umani, patrimonio di tutti e non privilegio di alcuni»

«Questi racconti nascono dallo sguardo giovane ma non disincantato sulla realtà». Padre Camillo Ripamonti spiega il senso dell’iniziativa letteraria proposta ai ragazzi delle scuole italiane dal Centro Astalli, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati di cui è presidente. E lo fa in occasione della premiazione, il 29 ottobre a Roma, degli scritti risultati vincitori nei due concorsi “La scrittura non va in esilio”, giunto alla nona edizione e riservato agli studenti degli istituti superiori, e “Scriviamo a colori”, aperto agli alunni delle scuole medie inferiori e lanciato per la prima volta quest’anno. Nate nell’ambito dei progetti Finestre e Incontri, e incentrate sui temi del diritto d’asilo e del dialogo interreligioso – attraverso i quali ogni anno rifugiati e testimoni di altre confessioni incontrano circa 12mila studenti -, le due sfide hanno raccolto moltissimi consensi e attivato sinergie creative tra i ragazzi che spesso si sono cimentati a più mani su un racconto.

Muovendosi tra queste pagine «si ha la percezione di cosa ha colpito i ragazzi. Cosa li ha spaventati, disturbati, feriti» perché, e questo è il dato emergente, sono storie «che cercano di allontanare una cronaca del fenomeno migratorio non sempre costruttiva. Una cronaca che influenza ancora troppo la scrittura dei ragazzi e a volte le impedisce di volare». Il fenomeno migratorio è questione presente «sulle pagine dei quotidiani e nei dibattiti televisivi in modo pressoché costante, almeno nell’ultimo anno. Si è così liberato un flusso di parole non sempre accompagnato da una riflessione e da un tentativo di comprensione – è la denuncia del gesuita Ripamonti -. Molte parole in libertà ma non sempre liberanti; talvolta pesanti come un macigno». Il rischio è che «un racconto mediatico frettoloso e superficiale diventi il fondamento su cui erigere muri in difesa di un’Europa ancora troppo spaventata. Questa esperienza di scrittura creativa va allora nella direzione di aprire varchi in quei muri che noi ogni giorno rischiamo di costruire e che la cattiva informazione cerca di cementare».

Quanto al ruolo della scuola, ancora una volta si conferma decisivo nella formazione delle coscienze e, come in questo caso, nel permettere ai ragazzi di esprimere il proprio punto di vista sul mondo ricorrendo alla carta e alla penna: umili strumenti, questi, e in assoluto «i più economici e liberi» come li ha definiti il regista Pupi Avati che, insieme agli attori Michele La Ginestra e Massimo Wertmüller, al giovanissimo rapper Kaligola e, tra gli altri, al presidente dell’associazione Carta di Roma Giovanni Maria Bellu è salito sul palco a premiare i racconti vincitori. «La sfida che la scuola deve raccogliere insieme ai ragazzi – ha spiegato padre Giovanni La Manna, rettore dell’Istituto Massimo – è di provare a capire come vale la pena vivere, avendo ben chiaro che sono gli insegnanti a formare gli uomini che si relazioneranno, domani, con l’altro». Un altro diverso da sé per cultura, provenienza geografica o stato sociale ma ugualmente degno di vita. «I diritti umani sono patrimonio di tutti – aggiunge in conclusione padre Ripamonti – e non privilegio di alcuni».

I ragazzi sono stati premiati con e-reader contenenti moltissimi ebook e con zaini colmi di libri. Del racconto di Jacopo Maria Genovese del Liceo Vittorio Veneto (Milano), classificatosi al primo posto al concorso “La scrittura non va in esilio”, è stato realizzato il video “Ho freddo”. Il testo di Jacopo, giudicato il migliore da una giuria di esperti formata da scrittori, giornalisti, rappresentanti di organizzazioni umanitarie, Unhcr, rifugiati e insegnanti, «ha colpito – questa la motivazione – per l’intensità con cui ha saputo raccontare la tragedia che tanti migranti, in fuga da guerre e persecuzioni, si trovano ad affrontare». Proiettato in anteprima davanti ad una platea di circa 800 studenti, al filmato ha prestato volto e voce l’attore Valerio Mastandrea.

30 ottobre 2015