Le Scuole della Pace contro le discriminazioni

Il progetto educativo promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, soprattutto nelle periferie delle città. L’obiettivo: costruire «una cultura della solidarietà»

Sono 24 a Roma le Scuole della pace, i centri gratuiti animati dai volontari della Comunità di Sant’Egidio che, presenti soprattutto nelle periferie della città, sostengono i bambini e i ragazzi nello studio e nell’inserimento scolastico e aiutano le famiglie nel loro compito, offrendo un modello educativo aperto agli altri e solidale, capace di superare barriere culturali e discriminazioni di sorta. «L’idea di fondo – spiega la coordinatrice Evelina Martelli – è quella di creare interazione e non fare “ghetti”. Le scuole della pace, diffuse in 70 Paesi, non sono infatti mai caratterizzate da etnia ma insegnano ai bambini a stare insieme perché c’è sì una grande attenzione che viene data al recupero scolastico ma fondamentale è l’attenzione all’altro e all’amicizia, per creare una cultura della solidarietà».

La referente del progetto educativo rileva in primo luogo che «esiste un grande problema per i bambini stranieri nell’eseguire i compiti assegnati dalla scuola per una mancanza della componente linguistica», che si unisce «a una componente logistica, legata all’impegno lavorativo dei genitori che faticano a seguirli nello studio». Ancora, Martelli mette in luce il ruolo fondamentale dei mediatori e dei facilitatori che operano nelle Scuole della pace e che sono un vero e proprio «ponte tra l’istituzione scolastica e la famiglia» oltre che un importante riferimento per i genitori immigrati in tutte quelle situazioni in cui l’inserimento nella scuola «debba avvenire al di fuori delle finestre temporali stabilite dal sistema scolastico italiano», per cui chi arriva in Italia dopo tali periodi deputati alle iscrizioni «rischia di perdere mesi, se non un anno», di frequenza delle lezioni.

Un’altra criticità segnalata da Martelli è la sempre maggiore «diminuzione di socialità dei ragazzi a seguito anche della pandemia di Covid-19, e la chiusura e l’isolamento nel mondo dei social, che comporta una serie di rischi, tra cui la paura di affrontare le sfide quotidiane». A ciò fa seguito un aumento della dispersione scolastica «già dalla scuola primaria – continua l’esperta -, con assenze prolungate e i conseguenti pessimi risultati nel rendimento, che sono indici predittivi di un problema di abbandono scolastico che si ripercuoterà negli anni successivi».

8 maggio 2023