Le reliquie di san Kolbe all’Isola Tiberina

Consegnate al santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo, affidato alla Comunità di Sant’Egidio, con un orazionale con dedica autografa del 1937

Consegnate al santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo, affidato alla Comunità di Sant’Egidio, insieme a un orazionale con dedica autografa del 1937

Si è svolta ieri sera, lunedì 13 aprile, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, la consegna delle reliquie di san Massimiliano Maria Kolbe, il francescano polacco che fu definito da san Giovanni Paolo II «patrono del nostro difficile secolo». Entrato giovanissimo nell’ordine dei Frati minori convenutali, nel 1941 Kolbe fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove il 14 agosto dello stesso anno offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, condannato a morte nel “blocco della fame” per rappresaglia dopo la fuga di un prigioniero.
«Ad Auschwitz, luogo che più di altri simboleggia l’abisso del male del Novecento – si legge in un comunicato della Comunità di Sant’Egidio, alla quale è affidato il santuario dei nuovi martiti del XX e XXI secolo – “morì un uomo, ma l’umanità si salvò”, come scrisse Karol Wojtyla, allora arcivescovo di Cracovia, nel 1976».
Insieme alle reliquie, alla chiesa che proprio Wojtyla, divenuto pontefice, volle dedicata alla memoria dei martiri del nostro tempo è stato consegnato anche un orazionale, con la dedica autografa del 1937: «A fratel Jarosław. Maria. Colui che ama devotamente l’Immacolata, si salverà, diverrà santo ed altri condurrà alla santità. Fratel Massimiliano Maria Kolbe».
14 aprile 2015