Le ragazze afghane da mille giorni senza istruzione

La denuncia della direttrice generale Unicef Russell: «Violazione del diritto all’istruzione che comporta opportunità sempre più scarse e deterioramento della salute mentale»

Celebrato ieri, 13 giugno, un anniversario «triste e deprimente»: quello dei «mille giorni dall’annuncio del divieto di frequentare le scuole secondarie per le ragazze in Afghanistan. 1.000 giorni fuori da scuola pari a 3 miliardi di ore di lezione perse». A denunciarlo è la direttrice generale Unicef Catherine Russell, in una nota in cui spiega che per 1,5 milioni di ragazze questa «esclusione sistematica non è solo una palese violazione al loro diritto all’istruzione, ma comporta anche opportunità sempre più scarse e un deterioramento della salute mentale».

Nelle parole di Russell, «i diritti dei bambini, soprattutto delle ragazze, non possono essere ostaggio di politiche. Le loro vite, il futuro, le speranze e i sogni sono in bilico. L’impatto del divieto – aggiunge – va oltre le ragazze stesse. Acuisce la crisi umanitaria in corso e ha serie ramificazioni per l’economia e la traiettoria di sviluppo dell’Afghanistan. L’istruzione non fornisce solo opportunità. Protegge le ragazze da matrimoni precoci, malnutrizione e altri problemi di salute e rafforza la loro resistenza a disastri come le inondazioni, la siccità e i terremoti che spesso affliggono l’Afghanistan».

L’Unicef, riferisce la direttrice generale, sta lavorando «duramente per sostenere tutti i bambini in Afghanistan. Insieme ai partner, stiamo garantendo a 2,7 milioni di bambini l’istruzione primaria, gestendo corsi di istruzione a livello comunitario per 600mila bambini – due terzi dei quali sono ragazze -, formando insegnanti e facendo tutto il possibile per mantenere in funzione le infrastrutture scolastiche».

In occasione di «questo triste anniversario», Russell esorta  le autorità “de facto” a «permettere a tutti i bambini di riprendere immediatamente a studiare» e invita la comunità internazionale a «rimanere impegnata e a sostenere queste ragazze che hanno bisogno di noi più che mai. Nessun Paese può progredire se metà della sua popolazione viene lasciata indietro».

14 giugno 2024