Le migrazioni a «un punto di non ritorno»

Alla Gregoriana l’incontro promosso dal Centro Astalli in vista della Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno. L’arcivescovo Gallagher: sarà «un inverno che non dimenticheremo». Il 23 giugno la preghiera ecumenica “Morire di speranza”

È plausibile sperare che presto cesserà la guerra in Ucraina? La «profezia» dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, è quella di «un inverno che non dimenticheremo». Lo ha detto ieri sera, 14 giugno, intervenendo al colloquio sulle migrazioni “Con i rifugiati ai crocevia della storia” promosso dal Centro Astalli e svoltosi alla Pontificia Università Gregoriana in vista della Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno. Nell’incontro, moderato dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il presule, rientrato da pochi giorni da una missione a Kiev, ha evidenziato che è necessario resistere alla tentazione di dimenticarsi della guerra in Ucraina. «Il mondo e l’Europa cominciano a essere un po’ distratti – ha detto -. Dobbiamo tenere alta l’attenzione». Un appello che gli è stato direttamente rivolto dalle autorità ucraine, le quali hanno chiesto «di rimanere in contatto e di proseguire con la solidarietà. Alcuni Paesi sono molto generosi – ha aggiunto – ma c’è il pericolo che ci si stanchi. Dobbiamo aver ben chiaro il fatto che il problema non si risolve da sé».

Ritenendo importante rifiutare «compromessi sull’integrità territoriale ucraina» e utilizzare la territorialità «come principio di pace», Gallagher ha auspicato che si «torni quanto prima a convocare i tavoli dei negoziati. Dobbiamo lavorare per la pace ma è necessaria anche una profonda conversione difronte alle realtà del mondo. La nostra visione spesso non corrisponde alla realtà. Dobbiamo svegliarci e aprire gli occhi». Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, facendo riferimento ai cento milioni di sfollati nel mondo, ha rimarcato che bisogna pensare «al fenomeno delle migrazioni forzate come campanello d’allarme. Siamo a un punto di non ritorno. Pensiamo ai cambiamenti climatici che generano e genereranno sempre più sfollati, alla disumanità della procedura di deportazione messa in atto da oggi dal governo di Londra, al commercio delle armi». Per questo la Giornata mondiale del rifugiato, ha concluso il gesuita, deve essere l’occasione «per sentire il peso della responsabilità e spronare per cercare soluzioni credibili e percorribili».

Nadia Urbinati, politologa della Columbia University, si è soffermata tra l’altro sulle disuguaglianze vigenti nelle società moderne, divise tra chi possiede di più e chi meno; «una divisione che non aiuta la collaborazione e la cooperazione tra i cittadini». Per l’accademica, «la giustificazione che viene data alla disuguaglianza, perché venga accettata da tutti, è quella della meritocrazia. Questa è sì importantissima, è parte della vita, dei talenti e della possibilità di svilupparli, ma quello che si deve discutere è l’ipotesi che la posizione che si ha in società, quale che sia il punto di partenza, è opera nostra. Come se la condizione di partenza non dovesse contare, come se lo Stato o il pubblico o la comunità non dovessero intervenire per fare in modo che quella condizione di partenza non pesi terribilmente sui nostri destini sulle nostre scelte. Questa giustificazione delle disuguaglianze deve fare riflettere».

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, il Centro Astalli ha anche organizzato “La festa dell’accoglienza” in programma mercoledì 22 giugno alle 19 nel Centro d’accoglienza San Saba di piazza Bernini 22, alla quale parteciperà anche padre Arturo Sosa, preposito generale dei Gesuiti, che incontrerà operatori, rifugiati, volontari. Il giorno seguente, giovedì 23, alle 18 nella basilica di Santa Maria in Trastevere si terrà la preghiera ecumenica “Morire di speranza” in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa, organizzata, oltre che dal Centro Astalli, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Fondazione Migrantes, dall’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo, dalla Caritas italiana e dalle organizzazioni che in Italia sono impegnate al fianco dei migranti.

15 giugno 2022