Le donne nell’arte alla Galleria Nazionale

Aperta l’8 marzo una mostra da una collezione di libri fotografici. Cristiana Collu, alla guida dell’istituzione dal 2015: incrementate del 20% opere al femminile

Grande attenzione alla scena artistica al femminile e tante iniziative online per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. È questo l’indirizzo assunto dalla direttrice Cristiana Collu, che ricopre l’incarico dal 2015 ed è conosciuta ai più per essere diventata a 27 anni la direttrice donna più giovane in Italia. Nel 1996 si è aggiudicata, infatti, il concorso per direttore del Museo d’arte della provincia di Nuoro. Guida oggi l’istituzione museale di Valle Giulia, che detiene la più completa collezione dedicata all’arte italiana e straniera tra il XIX e il XXI secolo, con 20mila opere rappresentative delle principali correnti artistiche degli ultimi due secoli e un nutrito gruppo di opere del periodo informale del secondo dopoguerra, dalla Pop Art all’Arte Povera.

Partiamo dalle iniziative di punta. L’8 marzo, per la Giornata internazionale dedicata alle donne, è stata inaugurata la mostra “Out of focus”, che espone una selezione di volumi dalla collezione di libri fotografici acquisita dalla Galleria Nazionale nel 2018 (e composta da oltre 7mila titoli). Tre i temi individuati: le visioni frammentarie, i modi di occupare lo spazio, gli alfabeti alternativi. Le opere appartengono ad artiste ormai affermate nella scena contemporanea ma anche colleghi uomini, tra cui Marina Abramovi , Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, André Breton, Alberto Burri, Carlo Lorenzetti, Anna Maria Maiolino, Man Ray, Paolo Meoni, Giulia Napoleone, Germano Olivotto, Pino Pascali, Giovanni Prini, Luca Patella, Mario Schifano, Ettore Spalletti, Dorothea Tanning, Bona Tibertelli De Pisis.

L’iniziativa ha seguito di pochi giorni un’altra inaugurazione: “Io dico Io – I say I” è il titolo dell’iniziativa accessibile dal 1° marzo al 25 maggio, a cura di Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini. Liberamente tratto dal lavoro di Carla Lonzi, “Io dico Io – I say I”, nasce dalla necessità di prendere la parola e parlare in prima persona, per affermare la propria soggettività, componendo «una sola moltitudine, una molteplicità di io che risuona di consonanze e dissonanze». Come ha illustrato Cristiana Collu nel presentare la mostra, «c’è stato un intenso lavoro di ricerca dietro questo progetto innovativo che giunge dopo un impegno della Galleria Nazionale a puntare sull’arte al femminile. Uno degli esiti è stato quello di incrementare del venti per cento le opere d’arte di donne presenti». I temi ripercorsi vanno da come le donne si rappresentano, dallo sguardo che mette in discussione i ruoli, fino alla scrittura come pratica e racconto di sé, il corpo come misura, limite, sconfinamento. Non si tratta, in effetti, di inventare nuove parole ma come interpretare quelle che già abbiamo, come “femminismo”. «Se pronuncio la parola femminismo – prosegue Collu – non devo averne paura perché l’ho riempita di significato e l’ho resa mia. “Io dico io” è la voce del soggetto che “fa problema”, prende la parola e partecipa al convivio. Oggi con questo progetto siamo riuscite ad essere davvero inclusive».

"Por um fio" (Anna Maria Maiolino 1976) Galleria Nazionale di Roma, Iniziativa "Women Up"
“Por um fio”, Anna Maria Maiolino 1976 | fonte: Galleria Nazionale, Roma

Dal Salone Centrale, la mostra si relaziona naturalmente con l’iniziativa “Time is Out of Joint”. Occupa le sale e si allaccia al percorso che presenta per la prima volta al pubblico i materiali dell’Archivio Carla Lonzi, consultabili online su Google Arts & Culture all’indirizzo g.co/womenup. Tornando a “I say I”, il progetto, iniziato prima della pandemia, è stato arricchito di nuove riflessioni in questi mesi. «Il lavoro viene finalmente restituito a tutti oggi in Galleria Nazionale – ha raccontato la direttrice – e disegna per noi un orizzonte di cui tutti abbiamo bisogno, verso il quale andare. Non esistono sguardi senza traiettorie e senza relazioni. Parlare in prima persona e affermare la propria soggettività, scardinare gli stereotipi, è una battaglia personale prima che collettiva».

Intervenuta nel corso dell’iniziativa di presentazione della mostra, il ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, ha sottolineato: «Il percorso di rinnovamento del femminismo in Italia è oggi affidato anche alle evoluzioni dell’arte che propongono sguardi alternativi. La parola diventa arte – ha concluso Bonetti – e ci ha permesso di ricomporre l’umanità al femminile che troppo a lungo la nostra società ha provato a lacerare. Questa ricomposizione è un’occasione unica dalla quale non vogliamo sottrarci».

16 marzo 2021