Le “donne crocifisse”, una serata solidale

La Via Crucis della Comunità Papa Giovanni XXIII per le vittime della tratta. Don Buonaiuto: dalla parte degli oppressi. Lojudice: «Siamo in molti»

Il 7 aprile Via Crucis della Comunità Papa Giovanni XXIII per le vittime della tratta. Don Buonaiuto: dalla parte degli oppressi. Il vescovo Lojudice: dobbiamo essere in molti

Il dramma delle donne rese schiave e costrette a prostituirsi sarà al centro della Via Crucis in programma venerdì 7 aprile dalle 19.30 con appuntamento al ponte Settimia Spizzichino. Un evento, giunto alla terza edizione, organizzato dall’associazione Papa Giovanni XXIII, presieduta da Giovanni Ramonda, e coordinato da don Aldo Buonaiuto in stretta collaborazione con la diocesi di Roma, in particolare il settore Sud in cui si svolge, e il suo vescovo ausiliare Paolo Lojudice. La Via Crucis “per le donne crocifisse” avrà due momenti fondamentali. Il primo sarà la processione che si snoderà lungo le strade della Garbatella dietro la grande croce alta tre metri, portata da donne della magistratura e delle forze dell’ordine. Il secondo sarà una rievocazione storica dell’ultima parte della Via Dolorosa che si concluderà nella parrocchia di Santa Francesca Romana. Sulla croce ci sarà simbolicamente una donna che sulle note del maestro Claudio Capponi rilancerà il grido di Gesù morente: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?».

Tra i numerosi testimonial dell’iniziativa, il sostituto della segreteria di Stato monsignor Angelo Becciu e il ministro degli Esteri Angelino Alfano. «Il senso di questa Via Crucis – spiega don Aldo Buonaiuto – è mettersi dalla parte di chi oggi nella società si trova abbandonato, oppresso e oltraggiato come duemila anni fa Gesù. Donne giovanissime che si ritrovano sulle nostre strade, sui marciapiedi, nei locali notturni, torturate, vendute, mercificate e violentate, partite con la speranza di un lavoro e finite in uno stato di schiavitù inimmaginabile. La Via Crucis fu un percorso di sofferenza così come la tratta degli esseri umani lo è oggi». Don Oreste Benzi diceva che nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare. Perché è necessario colpire il cliente? «Perché è correo dello schiavismo – risponde il sacerdote -, è colui che permette, anzi, chiede questo mercato. Noi auspichiamo che in Italia sia applicato il cosiddetto modello nordico, adottato anche in Francia, al quale l’Europa invita ad aderire, che disincentiva la domanda. Solo così si può abbattere questo mercato vergognoso. Speriamo che tra le quasi 20 proposte di legge possa emergere quella, che stiamo sostenendo, presentata dall’onorevole Bini perché va in questa direzione. Abbiamo anche dato vita a una campagna di sensibilizzazione, “Questo è il mio corpo”, in cui è possibile firmare una petizione on line».

Testimonial della Via Crucis anche il presidente della Fieg Alessandro Pica. A indicare come il ruolo della comunicazione «è fondamentale – sostiene ancora don Aldo Bonaiuto – perché i media possono dare voce a chi non ce l’ha, far conoscere le storie degli “invisibili”. Va fatto un plauso ogni volta che i media denunciano ingiustizie come quella insopportabile di tante ragazzine in vendita sulle strade per soddisfare le voglie perverse di oltre 9 milioni di maschi italiani. La nostra Comunità da oltre 30 anni è presente sulle strade dove incontriamo queste donne schiavizzate, ne abbiamo accolte migliaia e vogliamo dire no alla schiavitù: chiediamo a tutti i romani di partecipare e di unirsi a questa Via Crucis per mettersi dalla parte di chi soffre».

Auspica una partecipazione numerosa monsignor Lojudice: «Ci sono alcuni mali nella nostra società che sono meno visibili di altri – spiega -. Alcuni sono addirittura camuffati da “bene”, non sembrano neanche mali, o perché ci sono sempre stati o perché sembra che la stessa società non ne possa fare a meno. Noi crediamo che non ci siano mali “inevitabili” ma che ad ognuno possa esserci un termine, una conclusione, una fine: basta volerlo. Ma non posso volerlo da soli: dobbiamo volerlo in tanti. Ecco perché il 7 aprile dobbiamo essere in molti a camminare, a pregare».

4 aprile 2017