Le disuguaglianze di Roma? In termini di opportunità

Al Giovanni Paolo II il secondo incontro della cattedra “Gaudium et spes” su “Famiglie, disuguaglianze e sofferenza sociale nello spazio urbano”. De Carolis (Università di Salerno): «Vivere decentemente nella Capitale è impossibile»

«La solitudine relazionale è la più grave povertà di Roma ma al tempo stesso è anche potenzialmente la più grande ricchezza della città perché unendo le solitudini si può fare tanto. Tutti siamo affamati di relazioni eppure aspettiamo sempre qualcuno che ci venga incontro». Così don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana, intervenuto ieri sera, mercoledì 11 dicembre, all’incontro “Famiglie, disuguaglianze e sofferenza sociale nello spazio urbano. Un caso: Roma” svoltosi nell’auditorium “Carlo Caffarra” del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia. Il secondo appuntamento del ciclo di incontri “A due voci” organizzato dalla cattedra “Gaudium et spes” per l’anno accademico in corso si è aperto con i saluti del preside monsignor Pierangelo Sequeri, il quale ha evidenziato che nella storia la famiglia si è sempre adattata alla città seguendo i suoi impulsi «fino al limite dei suoi punti di rottura». Ma la città è «disposta ad adattarsi alla famiglia o invece è un po’ in ritardo?», si è domandato il sacerdote.

Salvatore Monni, Vincenzo Rosito, Massimo De Carolis, 11 dicembre 2019Per abbattere le disuguaglianze di reddito, di cultura e di vivibilità e raggiungere il benessere della collettività bisogna fare ancora molta strada, stando alle relazioni dei due ospiti Salvatore Monni, professore di Economia dello sviluppo all’Università Roma Tre e coautore del volume “Le mappe della diseguaglianza” (Donzelli editore), e Massimo De Carolis, professore di Filosofia politica all’Università di Salerno. Amministrare una città come Roma, seconda metropoli europea per superficie, «è difficilissimo» ha affermato don Benoni il quale, facendo eco a De Carolis, ha anche riconosciuto «l’eroismo umano dei cittadini, perché resistere in questa città è davvero difficile». Per il docente, infatti, «vivere decentemente nella Capitale è impossibile»: i romani «cercano di rimanere a galla, spesso in assenza delle esigenze elementari».

Salvatore Monni, Vincenzo Rosito, Massimo De Carolis, 11 dicembre 2019A tal proposito Monni, che per “Le mappe della disuguaglianza” ha diviso la città in 155 zone urbanistiche, ha spiegato come alcune tipologie di servizi come asili nido, negozi, trasporto pubblico, sono concentrati nelle zone centrali di Roma e diminuiscono man mano che ci si sposta in periferia. Questo comporta notevoli disagi alle famiglie, che si sono trasferite soprattutto in quartieri periferici, in modo particolare alle mamme. «In mancanza di un asilo vicino a casa – ha detto -, dovendo trascorrere ore nel traffico per raggiungere il posto di lavoro, una mamma è a volte costretta a rinunciare alla professione». L’emergenza di Roma «non è la disuguaglianza in termini di ricchezza monetaria – ha aggiunto – ma di opportunità. Vi è una concreta impossibilità a realizzare se stessi». Dallo studio illustrato dal docente, infatti, emerge che la percentuale maggiore di laureati risiede nei quartieri benestanti, a dispetto delle periferie, dove è alta la percentuale di residenti in possesso della sola licenza elementare o privi di titolo di studio. Le periferie, inoltre, «non sono invase da stranieri, come affermano i notiziari», perché vivono sia in zone benestanti, sia in quartieri più lontani dal centro dove gli alloggi costano meno. Monni ha infine posto l’accento sul lavoro da fare «sull’uguaglianza sostanziale» perché a Roma le donne laureate sono in netta maggioranza rispetto agli uomini «ma non c’è una vera corrispondenza in termini occupazionali».

Roma, ha aggiunto De Carolis, «è la città più esposta al doppio deficit di legittimità e di autodeterminazione, che rappresentano due facce della stessa medaglia, ma su questa medaglia si costruiscono i legami sociali. Molti dei dati che emergono dalle ricerche sulla Capitale aiutano a capire come anche le esigenze elementari siano un miraggio». Ha quindi notato come negli ultimi tempi «grandi forze economiche e politiche abbiano l’interesse a sostituire all’autodeterminazione la dipendenza e alla legittimità l’identificazione».

mons Vincenzo Paglia, 11 dicembre 2019La serata, moderata da Vincenzo Rosito, filosofo politico e docente ordinario di “Storia e cultura delle istituzioni familiari” dell’Istituto pontificio, è stata chiusa dal Gran Cancelliere monsignor Vincenzo Paglia secondo il quale l’ambiente familiare è quello dove si sperimentano le prime relazioni e pensare a una città «senza la relazione primaria della famiglia è un problema. Se in Italia facciamo fatica ad accogliere gli stranieri è perché siamo abituati a pensare alle famiglie con un figlio unico, manca l’accoglienza del secondo figlio. Dobbiamo riflettere su questo in modo creativo e il nostro Istituto è chiamato a offrire nuove riflessioni, creare nuove prospettive e nuove passioni».

12 dicembre 2019